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D’Agostino: «Juve, non ci sono idee. Ecco cosa manca al centrocampo» – ESCLUSIVA

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Gaetano D’Agostino, allenatore ed ex centrocampista della Roma, ha parlato in vista del match di sabato all’Allianz Stadium

Dopo la vittoria all’esordio sul Sassuolo la Juve è tornata da Marassi con un solo punto. Deludente il pareggio contro la Sampdoria, che ha portato con sè diversi dubbi da scacciare subito contro la Roma, nel match che si disputerà sabato sera. Di tutto questo abbiamo parlato, in esclusiva per Juventusnews24, con l’ex centrocampista giallorosso e attuale allenatore Gaetano D’Agostino.

Come giudica la Juventus dopo le prime due uscite ufficiali?

«Col Sassuolo non è stata una brutta gara, la Juve ha rischiato spesso e in alcuni tratti ha sofferto il gioco degli avversari, ma le giocate di Di Maria hanno fatto la differenza e da lì è arrivata una vittoria meritata. Contro la Sampdoria ho visto una squadra in grande difficoltà contro una formazione ben organizzata. I bianconeri non hanno trovato soluzioni per allungare la squadra doriana, il centrocampo è stato inesistente e il giropalla sterile, anche quello dei difensori ma non è colpa loro. Se davanti non trovano supporto inevitabilmente si appiattisce tutto».

Quanto hanno pesato le assenze di giocatoi importanti come Di Maria o Pogba?

«Io mi soffermo sui presenti perchè parliamo della Juve e non di una squadra che deve salvarsi. Se giochi lì devi fare la differenza e saper sopperire alle mancanze. Di Maria creava la giocata contro il Sassuolo, ma non possiamo soffermarci su questo perchè altrimenti è un ulteriore problema. Io non credo che un giocatore, a parte Messi o Maradona o Ronaldo, faccia la differenza in modo così esponenziale. Alla Juve mancano i giocatori determinanti se ci sono assenze e se c’è un’idea si deve vedere. Io questa idea non l’ho vista».

Sono più le responsabilità di Allegri o quelle dei giocatori?

«Io dall’allenatore ho solamente da imparare, sono uno a cui piace vedere le partite ma credo che ogni mister abbia bisogno di determinati interpreti per esercitare il proprio gioco e vedere i tre centrocampisti come contro la Sampdoria non è positivo. Caputo era in marcatura su Locatelli e là McKennie o Rabiot dovevano dare manforte alla manovra, cosa che non hanno fatto. Le caratteristiche non si adattano alle idee del tecnico. Io non lo giudico, vero che una squadra si costruisce attorno alle idee, ma i calciatori devono metterci del loro. C’è tanta disorganizzazione nelle giocate, ho visto Kostic si volenteroso ma mettere a segno cross senza criterio. O anche Cuadrado che voleva fare tutto da solo non mi ha convinto. Se ti chiami Juve non puoi improvvisare».

Uno come Paredes potrebbe essere la soluzione giusta per consentire un giro palla migliore?

«Locatelli è un giocatore monopasso, che ha un passo solo, un ritmo solo e quando viene marcato a uomo fa fatica. Paredes lo abbiamo visto sempre al PSG che si distruibuiva i compiti con Verratti che è altrettanto tecnico. Bisogna sempre vedere chi si affianca a Paredes. Ad esempio io di Rabiot non ho capito le caratteristiche. Quando un giocatore lo usi in diversi ruoli o fa bene o è perchè non sai dove metterlo. Se il francese mi fa 6/7 gol a campionato è uno da inserimento, ma se non li fa penso sia di contenimento. Io non vedo nulla di tutto questo. Parlando di McKennie lui è uno da inserimento, ma deve fare solo quello. Ha una discreta tecnica, vederlo che si allarga non è secondo me nelle sue caratteristiche. L’amalgama del centrocampo si basa sul fatto che i componenti si completano l’un l’altro. Questo attualmente alla Juve non c’è».

Centrocampo che però ha cambiato volto con gli ingressi di Miretti e Rovella.

«Sono contento perchè sono due ragazzi molto giovani che hanno portato vivacità, ma anche personalità perchè vogliono mettersi in mostra e hanno creato tanto. Nei 70 minuti prima però non ho visto un tiro in porta dei centrocampisti. Se Rovella fa la differenza rispetto a quelli che ci sono, se si vede qualcosa in più, complimenti a lui ma il problema è più grande. Rovella deve dimostrare tanto, ha buona esperienza in base all’età e vederlo con quella personalità mi fa pensare che debba giocare assolutamente. Ha quella strafottenza, ti dà quel piglio che manca al centrocampo della Juve».

Altro nome da analizzare è quello di Fagioli, che pare però destinato al prestito. Condivide questa scelta?

«Io l’ho incontrato contro l’Under 23 e già da allora dissi che era di un’altra categoria. La Juve lo ha rinnovato ed è uno che questo centrocampo me lo terrei. Poi se viene Paredes è normale che qualcuno debba uscire, ma attualmente io me li terrei stretti. Ripeto, i giovani ti danno quella freschezza e si prendono quei rischi che servono in questo momento. Poi vorrei dire una cosa».

Prego.

«Come mai Kulusevski va al Tottenham e in un campioanto difficile fa la differenza, o Bentancur si è ritrovato dopo le tante critiche? Facciamoci anche queste domande. Il ruolo dell’uruguaiano era ben definito, è uno che fa diga, ha fisicità e io me lo sarei tenuto. Lo svedese alla Juve non era partito male, poi è stato messo da parte. A gennaio va in Inghilterra e fa cose meravigliose. Anche queste cose bisogna chiedersi».

Che gara si aspetta contro la Roma?

«Sarà una partita difficile per entrambe. La Roma affronta sempre la Juve in casa sua e i bianconeri sanno che si troveranno davanti una squadra che non ha segnato tanto, ma che non ha subito gol. Allo stesso tempo, contro la Cremonese, si era vista la superiorità dei ragazzi di Mourinho, ma hanno lasciato molti spazi e una squadra lunga che ha sofferto. Però se questi sono i ritmi della squadra di Allegri possono fare male gente come Abraham, Dybala o Pellegrini che hanno sete di gol. Sarà una bella gara, ma la Juve dovrà giocarla per vincere. Il pareggio servirebbe più agli avversari per muovere la classifica».

Secondo lei Dybala come vivrà il ritorno a Torino? Potrà essere condizionato dall’emozione?

«Secondo me l’impatto emozionale ci sarà all’inizio. I tifosi lo accoglieranno alla grande, è normale, poi lui è un giocatore forte e io credo che i campioni e i professionisti poi devono avere la capacità di mettere da parte il resto e pensare al campo. E sono sicuro che a lui succederà così».

In passato lei è stato a più riprese vicino alla Juve. Cosa andò storto?

«Nel 2003 o 2004 ero al Bari e poi mi riprese la Roma e già lì c’era stato l’interesse della Juve, ma la trattativa vera e propria è stata quella del 2009. Lì il problema fu l’aspetto dirigenziale, perchè sono convinto che con Marotta o con Moggi l’affare si sarebbe sicuramente fatto. Secco per caratura e per esperienza non era possibile metterlo a confronto con i Pozzo e per buona parte la trattativa saltò per questo. Sicuramente non è una dirigenza che mi è rimasta nel cuore».

Si ringrazia Gaetano D’Agostino per la cortesia e la disponibilità dimostrate nel corso di questa intervista

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