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Dino Zoff, un friulano da record

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Di carattere schivo e introverso, da vero figlio della sua terra, Dino Zoff è tuttavia sempre stato in prima pagina, per la galleria di successi ottenuti con la Juventus e con la Nazionale

Le originiDino Zoff nasce a Mariano del Friuli il 28 febbraio del 1942, sotto il segno dei pesci e della seconda guerra mondiale. Papà Mario si spacca la schiena nei campi per mantenere la famiglia e Dino cresce all’ombra di valori quali abnegazione, impegno e spirito di sacrificio. La realtà e la necessità lo portano giovanissimo a lavorare in un’officina meccanica. Il sogno lo porta a giocare nella Marianese, la squadra di calcio locale, dove brilla subito come portiere.

I primi passi – Dino Zoff è talmente bravo tra i due pali, che echi del suo talento arrivano alle orecchie di due osservatori d’eccezione: Giuseppe Meazza per l’Inter e Renato Cesarini per la Juventus. Dino ha quindici anni, è gracile, goffo, basso all’epoca (se si pensa che diventerà un metro e ottantadue…), così viene scartato. Incassa il colpo e continua a riparare auto, ma qualche anno dopo un altro osservatore non se lo lascia scappare. È Comuzzi, che lo porta all’Udinese, dove esordisce in serie A. Disputa la prima partita il 24 settembre del 1961, all’età di diciannove anni, contro la Fiorentina. Quel giorno prende ben cinque goal, ma per fortuna resterà un caso isolato.

L’approdo alla Juventus –  Dopo gli esordi all’Udinese, quattro anni di maturazione al Mantova – dove conosce anche la futura moglie Annamaria – e uno di passaggio al Napoli, nella stagione 1972-1973 Dino Zoff trentenne arriva alla Juventus, la squadra che lo sta corteggiando da qualche tempo. E con la Signora sarà un matrimonio perfetto, per quello stile sobrio e poco esibizionista che li accomuna, per l’etica ferrea che li rende vincenti.

Diversità è ricchezza – In una squadra rocambolesca e fantasiosa come la Juventus di allora – c’erano Causio, Bettega, Anastasi, Capello e, alla guida di tutti, il Trap – Zoff porta la sua concretezza e una sorta di antica saggezza. Non incarna certo lo stereotipo del portiere folle e dal gesto spettacolare. Lui è solido, ben piantato in mezzo ai pali e l’amalgama con i suoi compagni di squadra funziona. È infatti subito scudetto, il più bello che lui stesso ricordi: “La velocità insieme alla fantasia, la classe mescolata al dinamismo. Dopo arrivò gente come Benetti e Boninsegna, che aumentò forza fisica ed esperienza del gruppo. Ma quella prima Juve mi è rimasta nel cuore”.

Record e successi – Dino Zoff resterà alla Juventus per undici anni, segnati da una serie di successi e tanti record, che hanno fatto la storia del calcio. Negli undici anni alla Juve, SuperDino non ha mai mancato una partita di campionato. Sempre in prima linea, sempre ligio al proprio dovere. Coriaceo e resistente, neppure la febbre e gli acciacchi l’hanno fermato. Zoff alla Juventus ha collezionato ben 479 presenze, vincendo sei campionati italiani, due Coppe Italia e una Coppa UEFA. Insieme con i suoi compagni di squadra Gaetano Scirea, Antonio Cabrini e Claudio Gentile, ha formato una delle migliori linee difensive del mondo.

La Nazionale – Il suo esordio in Nazionale risale al 1968 e in quell’anno l’Italia, con Zoff in porta, diventa Campione d’Europa. Segue un periodo di alternanza nella porta azzurra con Enrico Albertosi, che gli viene preferito per il Mundial messicano del 1970. Ma dal 1972 e per un glorioso decennio il portiere dell’Italia sarà solo lui, Dino Zoff. Anche in maglia azzurra, i suoi record sono tanti, da quello di imbattibilità – 1142 minuti in partite ufficiali consecutive – alle 112 presenze in Nazionale, superate anni dopo solo da Maldini, Cannavaro e Buffon. Dal 1977 vanterà anche il titolo di capitano.

I Mondiali di Spagna – Con la fascia da capitano al braccio, nel 1982 Zoff è chiamato a raggiungere il più importante dei suoi record. A quarant’anni è Campione del Mondo, con la Nazionale da urlo capeggiata da Bearzot.

Le prodezze in campo – Dino offre per tutto il torneo prestazioni di altissimo livello, tra cui l’intervento che lui stesso ritiene decisivo nella sua carriera: la parata clamorosa di un colpo di testa di Oscar, negli ultimi minuti di Italia-Brasile. Dopo la finale vinta contro la Germania ovest, è proprio il capitano Dino Zoff a sollevare la Coppa. Davanti agli occhi di tutto il mondo. Niente male per un ragazzetto friulano che riparava automobili.

La seconda vita da allenatore – I Mondiali del 1982 segnano la fine della carriera da calciatore di Dino Zoff. Ma il calcio è il suo ambiente naturale e, come accade per molti campioni, anche lui subito dopo indossa i panni dell’allenatore. Rimane alla Juventus, prima come preparatore dei portieri, poi come tecnico della prima squadra. In mezzo, una breve esperienza con la Nazionale olimpica. Con la Vecchia Signora mister Zoff raggiunge il terzo e il quarto posto in campionato, ma non sono questi i risultati migliori. Nel 1990, suo secondo anno alla Juventus, Zoff riesce a concretizzare il sogno del double continentale: Coppa Italia-Coppa UEFA.

La storia recente – Seguono altre esperienze da allenatore e da dirigente, tra Lazio, Fiorentina e Nazionale. Con la squadra azzurra, Dino Zoff agli Europei del 2000 sfiora un altro sogno. Un sogno che viene interrotto da un golden goal di Trezeguet e dalla vittoria della Francia nella finale.

Del resto, come lui stesso ha intitolato l’autobiografia pubblicata nel 2014, “Dura solo un attimo, la gloria”… Vero, ma quell’attimo può immortalare le prodezze di un uomo e creare un meraviglioso esempio per i posteri.  Soprattutto per i giovani, che da Dino Zoff possono imparare che la vera “gloria” si costruisce giorno dopo giorno, attraverso l’impegno e la tenacia.

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