Filippo Ranocchia da Perugia ai consigli di Chiellini: «Così sono cambiato»
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Filippo Ranocchia da Perugia ai consigli di Chiellini: «Così sono cambiato» – VIDEO

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Questione di mentalità. Filippo Ranocchia della Juventus U23: «Più si ha ambizione, più i traguardi che si raggiungono sembrano piccoli»

Dal Perugia alla Juventus. Classe 2001, professione centrocampista: ruolo in cui si è consolidato lungo il percorso di crescita. Filippo Ranocchia è uno dei talenti italiani più cristallini in forza all’Under 23, dentro e sinistro, e visione di gioco moderna. E umiltà, tanta. Oltre che ambizione da vendere. Lo incontriamo al termine di un allenamento infrasettimanale, in esclusiva per JuventusNews24.

La stagione in Under 23 sta entrando nel vivo, come state?
«Stiamo bene, stiamo lavorando bene. È una settimana più lunga delle altre, non l’avevamo da tempo. La stiamo sfruttando bene per lavorare, per mettere forza nelle gambe e per arrivare nella condizione migliore alla partita con l’Albinoleffe».

Con l’Albinoleffe avete l’opportunità di consolidare un posto in zona play off…
«Può darci una svolta. Le partite in cui dovevamo raccogliere i tre punti per consolidarci le abbiamo sempre un po’ sbagliate, questa può essere l’occasione giusta per farci cambiare il trend negativo».

Dal tuo punto di vista quanto è stato importante trovare Zauli in Under 23 dopo la stagione trascorsa insieme in Primavera?
«Il mister lo conoscevo già. E lui conosceva me e le mie caratteristiche, i miei punti di forza e di debolezza. È stato un punto di partenza avvantaggiato rispetto ad altri che non lo conoscevano. Ho avuto la fortuna di giocare praticamente sempre e questo mi ha aiutato tantissimo».

Quanto è stato difficile gestire i tanti momenti di questa stagione? In particolare nella gestione delle positività al Covid…
«Nei periodi in cui siamo stati in isolamento non è stato per niente facile: sia dal punto di vista fisico, perché tra infortunati e positivi al Covid eravamo in pochi, ogni giorno sempre meno, e anche dal punto di vista mentale, perché non è facile stare due o tre settimane chiusi in albergo e fare solo allenamento e camera. Però ce la siamo cavata abbastanza bene».

La sensazione è che quest’anno tu abbia compiuto il salto di qualità…
«Ho sempre pensato che in un campionato come la Serie C sia più utile rispetto a una Primavera come l’anno scorso. In questa stagione credo vengano fuori le mie qualità. A me è sempre piaciuto giocare con i grandi, ho sempre provato un’adrenalina in più che mi spinge ad andare oltre in ogni partita».

Sei cresciuto tanto dal tuo arrivo alla Juventus, concordi sul fatto che hai imparato a gestire meglio i novanta minuti?
«È assolutamente vero. Anche l’anno scorso, nelle ultime fasi della partita, avevo ancora qualche difficoltà a rimanere nel gioco. Secondo me, quest’anno sono migliorato tantissimo: è stato un lavoro di crescita negli allenamenti dal punto di vista aerobico e della forza. Ma credo anche mentale. Le ultime fasi di una partita sono quelle decisive, ho capito che per fare la differenza bisogna rimanere lucidi fino al fine».

A sensazione usi decisamente meglio anche il corpo…
«Mi sento di dover migliorare ancora molto su questo perché in alcune situazioni tendo a gestire palla solamente dal punto di vista tecnico, e invece mi aiuterebbe usare un po’ di più il corpo».

Parliamo dell’evoluzione del tuo ruolo: qualche anno fa eri un trequartista…
«Da piccolo facevo l’attaccante, pian piano sono stato arretrato sempre di più fino ad arrivare oggi a centrocampo».

A Perugia avevi quasi sempre il numero dieci, è vero?
«Si, a Perugia lo avevo spesso. Ma in Primavera giocavo già a centrocampo. Il trequartista l’ho fatto più al settore giovanile. Quando sono arrivato alla Juve sono sempre stato utilizzato da centrocampista o mezzala, credo mi sia ormai consolidato in questo ruolo».

Quando hai cambiato, com’è avvenuto?
«È stata una scelta degli allenatori dovuta alle mie caratteristiche tecniche e soprattutto fisiche. Già il Mister dell’Under 16 a Perugia, Fuscagni, mi aveva fatto fare alcune partite da centrocampista; e poi con lui, in Under 17, ho fatto tutto il campionato in quel ruolo».

Mi racconti i momenti chiave del tuo percorso di crescita al Perugia?
«L’anno in Primavera da sottoetà. E poi l’anno dopo con la prima chiamata in prima squadra: credo sia stata la stagione in cui sono cresciuto di più dal punto vista fisico, tecnico e soprattutto nella gestione dei rapporti in uno spogliatoio con gente più grande di me. Quell’anno lì mi è tornato utile, anche adesso, a star bene con compagni fuoriquota che hanno un’età diversa dalla mia».

A 17 anni e 10 mesi hai esordito in Serie B. Ma nonostante tu abbia spesso bruciato le tappe, sei rimasto sempre con i piedi per terra. Come mai?
«Credo sia una questione di mentalità e soprattutto di ambizione. Più ambizione si ha e più i piccoli traguardi che si raggiungono a questa età – o anche in età inferiore com’è successo a me con l’esordio a 17 anni – sembrano più piccoli, proprio perché punti sempre a qualcosa di più grande».

C’erano tanti altri club sulle tue tracce, cos’hai pensato quando ti hanno detto che c’era anche la Juve?
«È stata una soddisfazione molto grande. Ho pensato che questa potesse essere la scelta più giusta per me e per il mio percorso, vista la presenza della Seconda Squadra. Oltre alla motivazione dovuta al prestigio del club».

All’inizio non è stato facile, hai avuto anche qualche infortunio: chi ti è stato vicino? Hai un avuto un riferimento all’interno del club?
«Non credo non ci sia stato un solo riferimento, bensì tutto l’ambiente mi è stato vicino. Il mister e i suoi collaboratori mi sono stati vicini e mi hanno aiutato ad entrare in questo ambiente che si distingue da quello di Perugia soprattutto per le dimensioni. Credo sia stato questo il più grande cambiamento fatto. Penso di essermi ambientato bene, giocare con più continuità e segnare qualche gol ha inciso positivamente».

E’ arrivata anche la chiamata di Pirlo, in prima squadra. Al netto della soddisfazione: trovi qualche analogia con quella chiamata di Nesta a Perugia nel 2019?
«L’analogia è quella di essere in una prima squadra. Sono passati ormai due anni e sono cambiate tante cose. Entrambe sono state soddisfazioni molto grandi, chiaramente proporzionate alla mia età. Con Nesta avevo 17 anni, in quel momento era bellissimo stare lì per me che sono di Perugia. La soddisfazione è stata grandissima anche quest’anno: non capita tutti i giorni di andare a fare due-tre panchine in Serie A con la Juventus. Spero ci saranno altre occasioni».

Consigli da parte di qualche giocatore della prima squadra?
«Quello che si relazione di più con noi giovani è Chiellini. Lui e Bonucci ci stimolano e ci comunicano le cose che vanno bene o male, e ci danno tanti consigli utili. Quello più frequente è giocare con semplicità per entrare un attimo nell’ottica della prima squadra. La difficoltà più grande è quella dell’intensità, della velocità della palla».

Tornando all’Under 23: dovete volete arrivare quest’anno?
«Tra le prime, ce lo diciamo da inizio campionato. Credo anche sia molto realistico, dobbiamo fare solo il salto di qualità nelle partite decisive e raccogliere i punti che servono per continuare a stare lassù e arrivare dove vogliamo».

Quale sarà il momento decisivo di questa stagione?
«Il momento decisivo, come in tutti i campionati, è quelli degli ultimi due mesi. Nel nostro caso marzo e aprile: lì si deciderà il campionato. Il peso delle partite continuerà a crescere, e noi dovremo fare il salto di qualità».

E tu, quale obiettivo vuoi raggiungere quest’anno?
«Giocare il più possibile e segnare almeno cinque gol: è una cosa che mi piace fare e credo aiuti molto un centrocampista. Anche perché durante le partite ho qualche occasione che ogni tanto non sfrutto al meglio».

Si ringrazia l’Ufficio Stampa di Juventus e Filippo Ranocchia per l’intervista concessa.

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