Giuseppe Leone: «Vi racconto i 13 anni di Juve» - ESCLUSIVA VIDEO
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Giuseppe Leone: «Vi racconto i miei 13 anni di Juventus» – ESCLUSIVA VIDEO

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Giuseppe Leone, centrocampista della Juventus U23, ha parlato in esclusiva a Juventusnews24. Le sue parole – VIDEO

(di Alberto Mauro e Marco Baridon) – Era il 2009, e dal Vanchiglia si affacciava al mondo Juventus un giovanissimo calciatore di 8 anni, destinato da quel momento in poi a scrivere una lunga pagina della sua storia in bianconero. Lui è Giuseppe Leone, ora punto fermo della Juventus U23 alla sua 13esima stagione a Torino. La trafila l’ha fatta tutta, tappa dopo tappa, incarnando sempre di più il DNA Juve. In esclusiva a Juventusnews24, il centrocampista ha raccontato il suo percorso con la Vecchia Signora: dal passato al presente con l’Under 23 di Zauli, con un occhio agli obiettivi futuri. In mezzo, tante curiosità…

La Juventus U23 è reduce da quattro risultati utili consecutivi. È scattato qualcosa, in termini di consapevolezza e mentalità, nella vostra testa?
«La squadra sta facendo bene, abbiamo trovato compattezza e soprattutto adesso i risultati rispecchiano le prestazioni che stiamo facendo. All’inizio magari siamo stati un po’ sfortunati in termini di risultati, invece ultimamente stiamo facendo bene sotto tutti i punti di vista. Siamo contenti di questi ultimi quattro risultati ma dobbiamo continuare così».

A cosa è dovuta e come si risolve, secondo te, questa maledizione rigori? Sette errori fino a questo momento dal dischetto tra campionato e Coppa…
«È un aspetto più mentale che tecnico, alla fine bisogna solo sbloccarsi. Le cose andranno meglio, si spera».

La scelta della Juventus, quest’anno, è andata nella direzione di un gruppo molto giovane. Quali differenze noti rispetto alla scorsa stagione e in cosa ti senti più responsabile all’interno della squadra?
«Sì rispetto all’anno scorso siamo molti più giovani, ci sono solamente due fuoriquota. Noi 2000/2001, che saremmo i più giovani in qualsiasi squadra d’Italia, siamo quelli più responsabili. Avere un gruppo così giovane ti permette di acquisire maggiore responsabilità che poi, una volta usciti da qui, servirà».

Dove può arrivare questa squadra? Quali sono, a tuo parere, le squadre favorite per la promozione in Serie B?
«Noi pensiamo a fare bene partita dopo partita, provando a vincere qualsiasi gara ci verrà messa davanti. Dove arriveremo ce lo dirà il campionato: noi entriamo in campo ogni domenica, ogni mercoledì per vincere tutte le partite e migliorare a livello di squadra e individualmente. Per quanto riguarda le favorite, ce ne son tante non ha senso fare nomi. È un campionato comunque equilibrato, con due/tre squadre più forti rispetto alle altre».

Questa è la tua seconda stagione in Serie C. Qual è l’aspetto in cui senti di essere cresciuto maggiormente e dove pensi di dover ancora compiere quello step in più?
«Mi sento cresciuto a livello di aggressività, di presenza in campo con la voce. Devo migliorare sotto tutti gli altri punti di vista: tecnico, tattico, fisico. Un miglioramento totale».

Mister Zauli in cosa ti sta aiutando di più? La sua presenza in panchina, dopo la stagione in Primavera, è un fattore importante per la tua crescita…
«Con il mister ho un ottimo rapporto, questo è il terzo anno che siamo insieme. Cerchiamo di migliorare tutti i difetti che son presenti sul campo: a livello fisico, di lettura di gioco, mi aiuta molto a capire quando una palla è giocabile e quando non lo è. A leggere dunque i momenti della partita».

Riavvolgiamo il nastro. Ripensa al Leone del 2009, che dal Vanchiglia corona il sogno di trasferirsi alla Juventus. Cosa rappresentava per te la Juventus e cosa rappresenta ora?
«Era un sogno. Al Vanchiglia facevo una sorta di difensore, giocavamo a 5, quando venni a fare i provini alla Juventus mi misi in attacco. Quando tornai in macchina e lo raccontai a mio padre mi disse: “Ma come ti sei messo in attacco, tu devi stare in difesa”, insomma feci di testa mia ma questa scelta andò bene e infatti venni preso. La Juve rappresenta tutt’ora un sogno, perché vivere in questo ambiente, in una società con questa storia e prestigio è sicuramente un sogno che vivo ogni giorno».

C’è un momento in particolare che ti porti dentro di questi 13 anni di Juve? Allenatori e compagni invece?
«Tutti i compagni e allenatori che ho avuto hanno rappresentato una parte fondamentale per la mia carriera. Sono ancora in contatto con molti miei ex compagni, li conosco da quando eravamo piccoli. Loro hanno preso altre strade, hanno lasciato la Juve, ma ci sentiamo comunque ogni giorno. Un punto di svolta vero e proprio penso non ci sia: è stato un percorso continuo, fatto di varie tappe che mi han portato ad essere il giocatore che sono ma devo ancora migliorare e ci saranno sicuramente altre tappe in futuro».

Percorso a tappe, il tuo, che nel luglio 2020 ha avuto un crocevia importante: il rinnovo di contratto. Che effetto ti ha fatto all’epoca sentire quella fiducia da parte del club?
«C’è stata sicuramente la fiducia da parte della società. Io in questo momento penso solo a far bene sul campo, a migliorarmi, poi in futuro si vedrà».

Dal rinnovo alla fascia da capitano nell’amichevole estiva di questo pre-campionato contro la prima squadra. Forse è questa, no, la chiusura di un cerchio che parte dai tuoi primi calci alla Juve e arriva fino al professionismo…
«È stata una bellissima soddisfazione, una tappa importante. Farlo qui, in amichevole contro la prima squadra, davanti ai tifosi è stato un onore. Confrontarmi contro di loro è stato veramente bello».

A proposito di quell’amichevole, chi hai guardato di più dei tuoi “avversari” della prima squadra e cosa ti ha insegnato?
«Sono il top al mondo. Mi ha impressionato soprattutto l’intensità con cui giocavano, con e senza palla. Si preparavano per l’inizio del campionato, quindi han fatto un primo tempo d’intensità incredibile. Ci son venuti a prendere alti, abbiamo subito tre gol anche… Non sbagliavano un passaggio».

Com’è vissuto il salto in prima squadra da voi calciatori? Le esperienze negli anni scorsi di Fagioli, Rafia, Frabotta per citarne alcuni, che valore danno al progetto Under 23?
«Noi in Under 23 veniamo spesso ad allenarci in prima squadra. Io personalmente cerco di rubare qualche dettaglio, qualche movimento e giocata ai calciatori che ci sono qui, che come ho detto sono tra i top al mondo. Riesci a confrontarti con giocatori veri e pronti, e tutto questo dà valore all’Under 23 perché nelle altre società c’è la mancanza di confrontarsi con questo tipo di calciatori».

Con chi ti auguri di giocare, di nuovo in futuro, dei tuoi ex compagni ora in prestito dalla Juve?
«Io ho un bellissimo rapporto con chiunque. Anche con i vari Fagioli, Ranocchia: li abbiamo incontrati qualche settimana fa in aeroporto. Loro andavano con l’Under 21 in Bosnia, noi con l’Under 2o in Inghilterra. Ci siamo scambiati due parole, abbiamo parlato di come va dalle altre parti. Come loro ci sono tantissimi altri compagni, ad esempio Dadone e Siano, con i quali sono amico fuori dal campo perché abbiamo frequentato il J College insieme.  Ci sono ancora tanti ex compagni che sento e vedo ancora».

Ti ispiri a Pirlo e Pjanic, che effetto ti fa vedere Locatelli – poco più grande di te – già punto fermo di questa Juve?
«Locatelli rappresenta un esempio. Quando salgo in prima squadra cerco di guardarlo, di rubare qualche movimento e giocata. Sicuramente in questo momento è un modello a cui ispirarsi».

Parliamo dei tuoi attuali compagni di squadra ora. Ti faccio alcuni nomi, tu descrivimeli con un aggettivo, il primo che ti viene in mente.

Riccio
«Aggressivo».

De Winter
«Intelligente».

Poli
«Di testa fortissimo, le prende tutte».

Miretti
«Qualità».

Sekulov
«Velocità».

Soulé
«Fantasia».

Da Graca
«Potenza».

Brighenti
«Esperienza».

Leone
«Non lo so, dovete dirmelo voi (ride ndr)».

Usciamo un attimo dal lato campo. Frequenti l’università di Economia e sei molto bravo a suonare il pianoforte. Sono situazioni normali per un ragazzo di 20 anni, ma nel calcio non se ne vedono spesso…
«Per quanto riguarda il pianoforte, è nato tutto per caso. Era un’estate in cui ci allenavamo, eravamo in ritiro a Vinovo. Al mattino eravamo in campo, mentre al pomeriggio avevamo un sacco di tempo libero. Mi son detto: “Perché non imparare a suonare il pianoforte?”. Sono andato a prendere una tastiera e mi son messo lì giorno dopo giorno a cercare di imparare i tasti. Frequento Economia e Commercio, sono in pari con gli esami e cerco di frequentare quando posso. Magari quando ci alleniamo al mattino, al pomeriggio faccio un salto all’università. Ho un sacco di compagni che mi aiutano, che mi fanno stare nel gruppo e mi mandano gli appunti quando non ci sono. Anche questo è un modo di svagarmi dal calcio».

Quali sono, per concludere, i tuoi obiettivi personali per questa stagione e proiettati ai prossimi anni?
«Riguardo questa stagione, sicuramente quello di migliorare a livello di risultati e di squadra. Cercare di vincere più partite possibili e creare un legame tra noi giocatori dell’Under 23. Per il futuro, è sempre quello di migliorare giorno dopo giorno in allenamento, cercando di arrivare a giocare a livelli più alti possibili».

Si ringraziano Giuseppe Leone e l’ufficio stampa di Juventus per la gentile concessione dell’intervista.

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