Gravina: «Tante le cose da fare. Sei strade per salvare il calcio italiano»
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Gravina: «Serve una rivoluzione culturale. Sei strade per salvare il calcio italiano»

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Gravina: «Tante le cose da fare, serve una rivoluzione culturale. Sei strade per salvare il calcio italiano»

Gabriele Gravina, presidente della FIGC, ha parlato ai microfoni de La Gazzetta dello Sport del piano salva calcio italiano. Di seguito le sue dichiarazioni.

PAROLE – «Le cose da fare sono tante, ma il minimo comun denominatore deve essere un progetto che implichi una vera rivoluzione culturale. Serve un diverso approccio nell’affrontare le criticità per ottenere la necessaria credibilità nell’ambito del sistema politico ed economico. Per anni e anni la percezione esterna del governo del calcio, delle sue componenti e dei suoi massimi dirigenti è stata quella di un mondo dove abbondano parole, parole, parole e pochi fatti: è il momento di dimostrare di saper fare davvero sul serio. Questa voglia di cambiamento non è solo personale, ma una necessità impellente per rendere il sistema calcio sostenibile, moderno, attrattivo, competitivo. Presidenti contrari?  Dobbiamo debellare questi dannosi micro centri di potere che bloccano il calcio italiano. Siamo impegnati in un’opera di evoluzione positiva del sistema e non intendiamo fermarci davanti a niente e nessuno. Il punto di partenza è prendere coscienza del forte indebitamento».

LEGA SERIE A – «Casini è stato eletto tre mesi fa, ma è da quando sono presidente che sento questa frase: “la Federazione non ci ascolta”. Evidentemente sfugge quanto abbiamo fatto su richieste della Lega di A. La verità è che in quattro anni non ho mai sentito una proposta di rinnovamento. Per la Federazione il supporto della Lega di A è indispensabile: da lì
arrivano i maggiori introiti. Ma auspico che sia più proiettata verso il futuro, non immobile,
antica, perché altrimenti diventerebbe una zavorra per tutto il sistema»
.

LE STRADE DI GRAVINA – «1) La riorganizzazione del settore giovanile a livello nazionale con un organismo tecnico che abbia al proprio interno come consulenti anche 4-5 direttori sportivi legati alle società di A per avere un confronto continuo con chi è in prima linea. 2) Un coordinamento nazionale per potenziare le accademie indotte. Rafforzeremo Coverciano, punteremo sulla gestione di altri Centri esistenti e investiremo ancora di più nello scouting per arrivare a una attività di rating dei settori giovanili legata alla formazione e alle infrastrutture. 3) Entro luglio presenteremo il progetto sulle scuole con il MIUR. 4) Sempre entro luglio chiariremo gli indici di controllo per i prossimi 3-5 anni per migliorare l’organizzazione delle società e mettere sotto controllo i costi. 5) Siamo pronti a raccogliere qualsiasi proposta e a dare il nostro contributo per migliorare i ricavi, fermo restando che è di competenza e capacità delle singole componenti. 6) Stiamo lavorando con il governo alla candidatura dell’Italia per l’Europeo 2032 che avvierebbe il processo sulla ristrutturazione degli impianti o realizzazione di nuovi».

STADI – «Negli ultimi anni è emersa la volontà di diverse società di dotarsi di infrastrutture di proprietà, progetti che comportano una forte patrimonializzazione. Cagliari, Bologna, Firenze, Milano, Roma, c’è fermento. Io credo che l’obiettivo di Italia 2032 possa essere un volano decisivo».

DECRETO CRESCITA – «Un altro simbolo delle contraddizioni tra dire e fare: vogliamo più italiani e una Nazionale che non fallisca mai più una qualificazione mondiale e poi si cerca di andare a prendere giovani stranieri a condizioni più vantaggiose per tutelare solo i propri legittimi interessi economici».

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