Dominio Juve, possesso e supremazia: così Sarri comanda la Serie A
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Dominio Juve, possesso e supremazia: così Sarri comanda la Serie A

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La Juve batte una meritevole Fiorentina reggendo legittimando il successo con una supremazia schiacciante. Rabiot in crescita, CR7 da record

(inviato all’Allianz Stadium) Il punto è proprio questo: se una squadra che affronta la Juve merita i complimenti ma torna a casa con un secco passivo di 3-0, vuol dire che i bianconeri hanno obiettivamente qualcosa in più di tutti gli altri. Gli uomini di Sarri reggono l’entusiasmo della Fiorentina, attendono il calo degli avversari e legittimano il successo con una supremazia territoriale schiacciante. E le polemiche, davvero, appaiono esagerate e strumentali.

NUMERI. Va giù duro il presidente Commisso nel post gara dell’Allianz Stadium, contro gli episodi da rigore che condannano la sua squadra. Il presidente della Fiorentina si dice «disgustato dalle decisioni arbitrali». Poi il suo allenatore corregge il tiro poco dopo, in conferenza stampa: «Nelle ultime tre partite che abbiamo affrontato, ci sono stati episodi simili a quelli di oggi e non sono stati valutati. Dopo le reti subite, si è fatta dura e ai miei ragazzi sul piano dell’applicazione non posso rimproverare nulla». Sarri giustamente si rifà a tre dati ingombranti delle statistiche di gara: il 70% del possesso palla in favore della Juve, il 79% di supremazia territoriale e i cinquantotto palloni giocati dentro l’area di rigore contro gli undici degli avversari. «Il risultato della garareplica il tecnico della Juventus -, mi sembra la naturale conseguenza dei numeri».

SOLUZIONI. La Fiorentina si presenta all’Allianz Stadium priva di Castrovilli. L’assenza pesa, anche se Ghezzal prova a fare il massimo. Sarri vince con la carta Douglas Costa, perché, spiega, «ci eravamo resi conto che con la loro fase difensiva per vie centrali sarebbe stata dura». Era la gara perfetta per il brasiliano, bravo anche ad abbassarsi anche da quarto centrocampista per dare equilibrio alla squadra. «Anche se sembra una bestemmia lasciare Dybala in panchina e lo si è visto nel finale» conferma il tecnico bianconero. Le tante soluzioni tattiche a disposizione, insomma, gli danno una grossa mano per portare a casa una partita che rischiava di complicarsi.

PROSPETTIVA. Non si può sottovalutare, poi, la crescita straordinaria di Rabiot, applaudito dal pubblico dello Stadium in occasione del cambio sul finale. Il francese non fa rimpiangere Matuidi nell’oscuro ma fondamentale lavoro da gregario di Ronaldo. Con lui, Bentancur e Pjanic, il reparto mediano ha la media di 26 anni: i margini di crescita sono ancora ampi, il futuro è dalla loro. Un po’ come per De Ligt, che porta a termine una prestazione imponente.

FUORICLASSE. Il campioncino olandese chiude di fatto il match in zona recupero. Dopo la doppia marcatura di Cristiano Ronaldo, alla cinquantesima rete con la maglia della Juve in settanta partite giocate: roba da fuoriclasse. C’è di più. Il portoghese adesso viaggia spedito verso il suo record personale di undici partite a segno consecutive (fissato con la maglia del Real Madrid) agganciando Trezeguet in maglia bianconera a quota nove.

CORSA SCUDETTO. Alla vittoria della Juve, questa volta risponde con le rime l’Inter, che torna al successo dopo tre pareggi. Anche a Udine ci sarebbe qualche episodio da rivedere, al di là del 2-0 nerazzurro abbastanza meritato. Ma cogliamo l’occasione per fare tesoro delle parole del vice presidente Pavel Nedved, giusto qualche ora fa: «Le polemiche non fanno bene al calcio. Bisogna stare più tranquilli perché è controproducente fare certe uscite». La formazione di Conte resta a meno tre lunghezze dai bianconeri, la Lazio a meno cinque: è un campionato che promette ancora tante emozioni.

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