Scrivo proprio a te: avrai una grande responsabilità!
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Scrivo proprio a te: avrai una grande responsabilità!

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Avrai sin da subito una grande responsabilità: dare continuità ai miei sogni. Sarai giorni ed emozioni da vivere

Hey! Scrivo a te! Sì, proprio a te! Lo so: devi ancora nascere, eppure t’immagino già, tanto uguale e diverso da me. Ti scrivo perché sin da subito, appena nato, avrai una grande responsabilità: dare continuità ai miei sogni. Sì, è vero, dalle parti in cui si vive il mondo a colori filtrato dal bianco e dal nero, a volte i sogni sono obiettivi. Ed è anche per questo che sono stati mesi intensi, con giorni preziosi e settimane di duro lavoro. Avrei tante cose da raccontarti, ma non farò in tempo a elencartele tutte. Faticherei anche a farmi comprendere fino in fondo. Quello che si vede è solo una piccola parte di ciò che rende unico ogni successo. Sono i giorni apparentemente normali a fare grande questo mondo. E stringere la mano a pochi non basta per rendere merito al lavoro di tanti.

Ricordo ancora con quanta applicazione si riempiva quella bottiglietta, goccia dopo goccia, dopo il tonfo del Wanda Metropolitano. E le lacrime di gioia, all’Allianz Stadium, nella serata del 12 marzo: la tripletta di Cristiano Ronaldo, la straordinaria prestazione della squadra, la consapevolezza nei propri mezzi. Quelle lacrime diventarono amare qualche settimana dopo per l’uscita di scena dalla Champions League, contro l’Ajax. Ma «un uomo che non piange, non potrà mai fare grandi cose» diceva Gianni Agnelli. E così ricordo con ammirazione anche le lacrime di Andrea Barzagli, appena uscito dal campo per la sua ultima partita da calciatore, insieme a quelle di Massimiliano Allegri, uno che in quei giorni non ha certo nascosto le sue emozioni. L’ottavo Scudetto consecutivo è stato anche questo: un abbraccio commosso tra due che dovevano andare avanti ognuno per sé, dopo quattro stagioni incredibili.

C’è molto di più. Ci sono gli esordi tra i professionisti di molti giovani del vivaio, alcuni in Serie A. Grazie al percorso di crescita degli Under 23 che sognano di diventare grandi tra i grandi. La continuità, dal primo progetto pilota guidato da Mauro Zironelli a quello affidato a Fabio Pecchia, passa dalla consapevolezza che il talento va accompagnato fino alla sua maturazione definitiva. E poi le Women di coach Rita Guarino, che davvero non ne hanno sbagliata una. Dallo Scudetto, il secondo consecutivo, alla Coppa Italia, fino alla Supercoppa: hanno vinto tutto il possibile in Italia, sono cresciute a livello europeo e buona parte di loro è stata l’anima della Nazionale azzurra nei Mondiali di Francia. Top!

Anche in questo caso, la sensazione è che il meglio debba ancora venire. Pensa che le Under 19, in primavera, sono state battute solo in semifinale Scudetto dall’Inter dopo aver vinto tutte le gare della regular season. Sì, è vero: le avversarie per l’occasione hanno schierato pure le giocatrice della prima squadra, ma le ragazze hanno mostrato di essere da Juve proprio non andando alla ricerca di alibi, e rimettendosi al lavoro a inizio di questa stagione con più entusiasmo di prima. Il loro allenatore si chiama Alessandro Spugna, ma – vedendole all’opera – le vere “spugne” sono loro, che apprendono giorno dopo giorno e fanno anche la fortuna della Nazionale di categoria.

Un po’ come i colleghi pari età che il club ha già spedito in Seconda Squadra, anche loro sono l’anima di una Nazionale Under 20 che può ambire a traguardi importanti. Sappi che l’Under 19 bianconera ha ottenuto la storica qualificazione agli Ottavi di finale della Youth League, mettendo in vetrina il gruppo dei classe 2002, già vincitori la scorsa stagione della Future Cup, la competizione europea più importante riservata alla categoria Under 17. Una grandissima soddisfazione regalata dalla squadra di mister Lamberto Zauli, che si è congedata per le vacanze natalizie dopo dodici risultati utili consecutivi. Che dire del gruppo 2003: i ragazzi di mister Francesco Pedone le hanno vinte tutte fino ad ora, ma hanno già capito che per essere da Juve devono dimostrare ogni giorno di avere sempre tanta fame. E vale lo stesso per i classe 2004: mister Andrea Bonatti ha ereditato un gruppo dal potenziale enorme, che adesso si esprime pure con continuità. Avanti così: con impegno e sacrificio. Consigli utili anche per il gruppo 2005, che nelle mani di un bianconero purosangue come Corrado Grabbi sta comprendendo lo spirito necessario per crescere con una maglia pesante addosso come quella bianconera.

E’ incredibile come da Vinovo alla Continassa, dal campo alla scrivania, si respiri la stessa aria vincente in casa Juve. Dalla scuola calcio alle sedi dislocate in tutto il mondo, vale lo stesso concetto espresso una volta da Umberto Agnelli: «La Juventus è un modo di essere, di esprimersi e di emozionarsi, vivere insieme a tanti altri la stessa passione per il calcio, possibilmente per il bel calcio. Una passione che ha unito e unisce persone di città, condizione sociali, fedi politiche diversissime… Ieri in Italia, oggi in tutto il mondo».

Pensa che la scorsa estate è tornato a casa Gianluigi Buffon, che adesso è il giocatore con più presenze in Serie A. Senza quella stagione in Serie B, di presenze, ne avrebbe collezionate molte di più. Ma chi ha sempre onorato questa maglia, fino alla fine, non ne ha mai fatto una questione di categoria, di soldi, di fama, di popolarità, di gerarchie. «Quando sei della Juve lo sei per sempre» disse Zinedine Zidane. E prima o poi, questo, lo comprendono proprio tutti: quelli che restano e quelli che vanno via, portandosi dietro una mentalità vincente. C’è un’altra questione che devi conoscere a fondo: solo i migliori possono indossare la fascia di capitano della Juventus, donne e uomini dai valori autentici prima che calciatori unici.

Quelli come Sara Gama e Giorgio Chiellini, che sanno rialzarsi sempre. Con la voglia e il carattere di pochi. Tieni solo a mente che la scorsa estate, quando calò il silenzio di fronte al suo grave infortunio, fu proprio Giorgio a consolare tutti e a promettere di ritornare presto più forte di prima. E così, a far coppia con Leonardo Bonucci, il giovane Matthijs De Ligt, giunto in bianconero in un’estate caratterizzata dai colpi di prospettiva. L’arrivo di Maurizio Sarri ha portato certamente una nuova filosofia di gioco, ma la cosa straordinaria è non aver pagato lo scotto del cambiamento: fattore che non può essere sminuito dalle due sconfitte con la Lazio, in campionato e in finale di Supercoppa, e che va riconosciuto alla forza di un grande gruppo.

Ti lascio in eredità l’ambizione, il coraggio, la fame di chi vuole dimostrare di non avere la pancia piena ancora una volta. Ti chiameranno 2020. E sarai giorni ed emozioni da vivere. Io, che sono ormai il vecchio 2019, mi fermo qua: in un’area del museo che avrai il dovere di arricchire ancora. Ricorda che tra queste mura non ci sono limiti, e che quelli che per gli altri sono sogni per te dovranno essere obiettivi. Io ho vissuto per raggiungerli tutti. Dovrai fare lo stesso, cercando di alzare l’asticella e migliorare ancora di più. Ogni giorno è un privilegio, specie per chi può viverlo come, dove e con chi vuole. Buon anno!

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