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Legge di Bilancio 2022: status quo per le scommesse sportive

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La pandemia da Covid-19 non ha messo in ginocchio solo la sanità italiana (e mondiale) ma, come è noto, ha accentuato la già consistente crisi economica che interessa moltissimi settori. Uno dei tanti colpiti, ed anche uno di quelli che muove una grande fetta del sistema produttivo dello Stato italiano, dal grande impatto socio-economico, è lo sport.

Le competizioni sportive sono state soggette a moltissime restrizioni e limitazioni, poiché il fermo sullo sport è durato per parecchi mesi. La sospensione delle partite prima e lo svolgimento a porte chiuse dopo, hanno tenuto lontani gli appassionati dai loro sport preferiti.

Di pari passo con il mondo dello sport, cammina anche quello delle scommesse sportive, che ha risentito in egual modo di questo blocco. Anche le sale scommesse, infatti, sono rimaste chiuse per circa sei mesi, e sono rientrate tra le ultime attività che hanno potuto ripartire, perché non appartenenti alle categorie ritenute più necessarie.

I mancati introiti provenienti dallo sport per le partite non disputate, dunque, si sono associati al calo subito dal mondo del betting, che ha causato una forte perdita sulle scommesse giocate.

Ma prima di giungere a tutto questo, è necessario fare un passo indietro per capire da dove deriva una situazione già di per sé non rosea per il calcio italiano.

Come il Decreto Dignità ha colpito lo sport

Il Decreto Dignità 2018 emanato dal Governo Conte ha sancito dei contenuti della Legge di bilancio che fanno riferimento allo sport. In particolare, si riferisce al divieto di sponsorizzazione per le società di scommesse, in vigore dall’estate 2019, dalle quali il calcio e tutti gli sport italiani traevano ingenti rientri economici dagli introiti provenienti dal betting.

Lo scopo di questa manovra è quello di disincentivare il gioco d’azzardo ed arginare il rischio di rimanere vittima della dannosa ludopatia. Ma c’è un altro lato della medaglia che ha interessato in negativo i bookmakers e le aziende che operano nel mondo delle scommesse sportive: il divieto di pubblicità consiste nell’obbligo da parte delle società di scommesse di annullare le inserzioni promozionali inserite sui social media o tramite degli accordi di sponsorizzazione esistenti tra le società sportive e gli atleti. Ogni portale, inoltre, deve sottostare rigidamente alla normativa ADM in merito alla sicurezza di gioco, anche se esistono portali e casino online stranieri non AAMS (la vecchia sigla di ADM).

Ma la Lega di Serie A e la FIGC di Gabriele Gravina non sono rimaste con le mani in mano e non hanno accettato l’enorme perdita economica che questo stop al divieto di sponsorizzazione sul betting ha causato. A quantificare il danno è stato Luigi De Siervo, amministratore delegato della Lega di Serie A, sostenendo che ammonterebbe a circa 100 milioni di euro annui.

La loro richiesta presentata al Governo, con il sostegno dal presidente del CONI Giovanni Malagò, consisteva nella revisione e sospensione del divieto fino al 30 giugno 2023, in modo da dare un po’ di respiro e spazio di ripresa per il mondo del calcio, servendosi delle entrate economiche provenienti dalle scommesse sportive. A sostenere la loro tesi vi è anche il fatto che nell’ultimo decennio il calcio italiano ha apportato un incremento nella contribuzione fiscale e previdenziale che corrisponde a 14 miliardi di euro.

A dare man forte alla richiesta della Lega di Serie A e della FIGC si è aggiunta anche la sottosegretaria dello sport Valentina Vezzali, ritenendo che a questa fase di crisi causata dalla pandemia non si possano associare anche le limitazioni sulla pubblicità del betting, poiché accrescerebbero in maniera notevole i buchi economici lasciati dai mancati investimenti sullo sport. Investimenti che, ora più che mai, servono per dare sollievo ai bilanci delle imprese sportive.

Anche perché, come sostiene Marcel Vulpis, vice presidente vicario della Lega Pro, non c’è altro mezzo più indicato dello sport e delle scommesse legalmente autorizzate dallo Stato per promuovere e incitare il gioco responsabile.

Legge di bilancio 2022: no alle scommesse

Tra i vari interventi da attuare per rafforzare il tessuto economico e sociale italiano (che riguardano gli investimenti pubblici e privati, la sanità, la scuola e la ricerca, le polite sociali, i giovani e molto altro), la legge di bilancio 2022 ha riservato uno spazio al mondo del calcio, fortemente colpito dall’emergenza sanitaria da Covid-19.

Oltre alla richiesta della sospensione del divieto di sponsorizzazione per gli operatori del betting, è al vaglio del Governo anche il Fondo Salvacalcio, che consiste nel destinare alle casse sportive l’1% dei fondi provenienti dalle scommesse sportive per risanare il settore del gioco.

Ma la legge di Bilancio emanata per il 2022, che entrerà in vigore il 1° gennaio, pare non essere propensa ad aprirsi al compromesso sulle scommesse sportive. Il divieto di sponsorizzazioni sportive alle aziende di betting non verrà sospeso, anche se la sottosegretaria Vezzali non si arrende, sostenendo che col tempo potrebbero esserci delle concessioni, come la possibilità di fare pubblicità allo stadio o sulle maglie dei calciatori.

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