Palanca (ex Foligno Calcio): «Vi racconto Cherubini» - ESCLUSIVA
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Palanca (ex Foligno Calcio): «Vi racconto Cherubini» – ESCLUSIVA

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Palanca, ex compagno di squadra di Cherubini al Foligno Calcio, ha svelato in esclusiva alcuni aneddoti sul dirigente della Juve

Federico Cherubini da luglio è diventato ufficialmente il nuovo Football Director della Juve prendendo il posto di Fabio Paratici dopo una lunga gavetta che lo ha visto passare dall’esperienza dirigenziale nel calcio dilettantistico nella sua città, Foligno, al salto a Torino alla corte della Vecchia Signora nel 2012.

Nicola Palanca, portiere e suo ex compagno di squadra ai tempi della militanza nel Foligno Calcio, in esclusiva a Juventusnews24 ha svelato alcuni retroscena sulla carriera di Federico ‘Chico’ Cherubini.

Quale è il suo ricordo di Cherubini come giocatore e compagno di squadra al Foligno Calcio?

«’Chico’ ho avuto la fortuna di viverlo, all’inizio, come calciatore. Erano gli ultimi della sua carriera, quando facemmo l’Eccellenza e poi la Serie D ed io iniziavo ad affacciarmi in prima squadra. Vivevo, da ragazzino, lo spogliatoio dei più grandi per la prima volta ed ho passato un anno con lui da giocatore quando vincemmo la Serie D con Luciano Marini come allenatore. Il ricordo che ho di lui da giocatore è quello di un leader dentro e fuori al campo. Lui era un centrocampista di ordine e di temperamento che si faceva sentire».

Com’era, invece, Cherubini da dirigente? 

«Da dirigente mi diede l’occasione e l’opportunità di poter fare i primi anni da professionista al Foligno Calcio in Serie C2. Grazie a lui entrai a far parte di quella rosa come vice del portiere Francesco Ripa, di poter esordire e mettermi in mostra. L’anno Serie C1, poi, riuscì a portare a Foligno, in prestito, tutti giocatori di livello dalle primavere di squadre professionistiche e che poi hanno giocato in Serie A come Cacciatore, Parolo e Volta. E ci riuscì con un budget di spesa minimo. Insieme all’allenatore Pierpaolo Bisoli riuscirono a creare l’amalgama giusta tra ‘vecchi’ esperti del posto che volevano cimentarsi in questa categoria e i ragazzi giovani e rampanti di belle speranze».

Dal Foligno Calcio alla Juve: si aspettava questa grande carriera di Cherubini in bianconero?

«Se la Juve ti chiama e ti tiene tutti questi anni, la scelta parla da sola. Evidentemente, ma non devo dirlo di certo io, la figura di Federico vale. Ha fatto i suoi anni di gavetta dietro a dirigenti importanti come Marotta, ha rubato con gli occhi molti insegnamenti imparando ad entrare nel giro e nelle conoscenze di questo calcio, vedendo come si opera a questi livelli. Lui ha fatto tutto questo senza bruciare le tappe. Si è preso il giusto tempo facendo le esperienze in un contesto come quello della Juve che è il top in Italia. Si è occupato di vari settori e poi, per meriti, è stato promosso a capo sportivo del club».

Quale è, secondo lei, la caratteristica principale di Cherubini come uomo e professionista di calcio? 

«Il fatto di riuscire a convincere i giocatori ad abbracciare un determinato progetto. Lui sa entrare bene in empatia con le persone e convincerle della bontà della causa che porta avanti. Rispetto ai suoi predecessori, poi, gli piace parlare poco e fare i fatti. Non è un caso che da quando è alla Juve abbia rilasciato pochissimi interviste. Lui, secondo me,  preferisce far parlare Nedved o il presidente e lavorare più nell’ombra e sottotraccia in questo momento».

Cherubini ha preso il posto di Paratici in un momento delicato e complicato della Juve tra l’arrivo del uovo allenatore, le difficoltà economiche causate dal Covid e l’addio di Ronaldo. Secondo lei, c’è un po’ la sua mano in questa squadra?

«In questo momento le finanze della Serie A piangono a causa del Covid e di altre cose, per cui ci vuole tanta fantasia. Penso che quella che vediamo ora non sia ancora la Juve di Cherubini. Tutti i giocatori che ci sono fanno parte della gestione Paratici, basti pensare ai parametri zero. Lui ha puntato su quello che poteva permettersi la Juve ora. Ha preso Locatelli e ha dato fiducia a Kean che, anche se forse ha un po’ la testa calda, merita un’occasione pure in Nazionale. La Juve di Chico non la vediamo ancora perché è una squadra che ha ancora contratti pesanti pluriennali derivanti dai suoi predecessori. E non c’è stato ancora il colpo alla Cherubini».

Quale è, allora, il colpo alla Cherubini? Un botto di mercato per un top player o un tipo di giocatore diverso?

«Io il colpo alla Cherubini lo vedo come un colpo intelligente. Troppo facile prendere Vlahovic spendendo gli 80 milioni che vuole la Fiorentina. A lui piace lavorare con la fantasia, ma non a caso. Il suo modus operandi è quello di prendere il giocatore giusto che in un determinato momento può far parte del progetto Juve. Deve essere quindi motivato, oltre ad avere le qualità. Secondo me Cherubini andrebbe più su un colpo alla Lucca invece che su un colpo alla Vlahovic, o magari su un giocatore di un campionato europeo minore da far crescere a Torino. Senza dimenticare i giovani dell’Under 23 che lui conosce bene e che potrebbe far tornare dai prestiti dove sono cresciuti. Un colpo alla Cherubini potrebbe essere anche Pellegrini della Roma».

Ci racconta un aneddoto che la lega a Federico Cherubini?

«Fino a qualche anno fa negli spogliatoi c’erano rispetto e paura da parte dei giocatori più giovani verso quelli più esperti. Ora sono cambiate totalmente le cose e i giovani si rapportano in modo diverso coi ‘vecchi’ nello spogliatoio. Io mi ricordo di quando ai tempi del Foligno Calcio avevo i capelli lunghi e mi mettevo sempre un cerchietto per tenerli fermi. Cherubini mi diceva che ero brutto e che le ragazze non mi avrebbero guardato. Un giorno lui e un altro giocatore mi presero di forza e provarono a tagliarmi i capelli con un rasoio elettrico, ma siccome ero grosso non ce la fecero. E c’è un’altra cosa che voglio dire».

Dica pure.

«Il rapporto tra me e Federico ora è diverso, ma a lui devo tanto perché mi ha dato l’occasione e l’opportunità di fare il calciatore professionista. Quei 3-4 anni in cui sono stato calciatore professionista per mestiere lo devo a lui che mi ha dato questa chance, anche se poi non è andata avanti per vari motivi».

Si ringrazia Nicola Palanca per la cortesia e la disponibilità dimostrate in occasione di questa intervista

 

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