«Pedersen e Sembrant rispetteranno il contratto con la Juventus Women»
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Pennestri: «Pedersen e Sembrant rispetteranno il contratto con la Juventus Women» – ESCLUSIVA

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Parla l’uomo che ha portato alla Juventus Women Sofie Pedersen e Linda Sembrant: Alessandro Pennestri in esclusiva su Juventus News 24

Alessandro Pennestri è uomo mercato di rilievo nel calcio femminile italiano. Basti pensare che la sua agenzia, LTA Agency Italia, ha curato l’arrivo in bianconero di due straniere di primissimo livello: Sofie Pedersen e Linda Sembrant. Ha parlato con noi in esclusiva di Juventus Women e sviluppo del movimento femminile italiano.

Che aria tira negli ambienti del calcio femminile italiano? Si riparte?
«A mio avviso si dovrebbe, ma non si ripartirà. Ritengo che il “prodotto” calcio femminile abbia bisogno di ripartire, che sia necessario per renderlo fruibile, che si debba partire, e quindi ridare la possibilità a tutti gli appassionati di poter vedere calcio femminile in TV (per ora) ed un giorno, negli stadi. Ma ritengo anche che non tutte le componenti del mondo del calcio femminile siano in grado di sopportare e supportare l’emergenza, con i protocolli necessari, quindi non credo si riesca a ripartire. Meglio programmare la prossima stagione e renderla fruibile e sempre più interessante».

Com’è cambiato il vostro lavoro negli ultimi mesi di fronte all’emergenza?
«In Europa molti Paesi non erano ancora partiti con i campionati (molti li svolgono in alternanza temporale rispetto all’Italia) ed altri invece hanno deciso di interromperli e ripensare alla prossima stagione. Noi siamo sempre in contatto con le nostre assistite e cerchiamo di supportarle, sia in un periodo come quello che abbiamo vissuto, ma anche verificando se ci siano prospettive migliorative per la loro carriera».

Il calcio femminile in Italia è una realtà ormai in fase di consolidamento, come si è sviluppata la vostra attività negli ultimi anni?
«In Italia, il nostro lavoro è più che altro documentale. Verifichiamo i contratti, ne cerchiamo di nuovi nell’ambito commerciale e di sponsor, e forniamo consulenza alle atlete. All’estero invece, siamo parte importante delle negoziazioni. Certo è che il passaggio (speriamo a breve) al professionismo ci consentirà anche in Italia di poter svolgere a pieno la nostra funzione, e quindi rendere un servizio maggiore alle nostre assistite. Vedo una prospettiva positiva, salvo stravolgimenti post Covid, per il movimento in Italia».

L’arrivo dei grossi club italiani ha stravolto anche le dinamiche del vostro lavoro?
«L’ingresso di grandi Club ha migliorato il nostro lavoro. Il livello professionale dei manager dei club ha determinato un innalzamento anche del livello di relazioni con le atlete. E cosa non da sottovalutare, l’ingresso di grandi Club come la Juventus, ha acceso un fato enorme su di un campionato che da anni viveva ai margini del calcio femminile europeo. Molte calciatrici ora chiedono informazioni per il nostro campionato, cercano di capire se possa essere una prospettiva professionale interessante, prima ciò non accadeva».

Pedersen e Sembrant sono tra le top players della Serie A femminile, chi sono le altre e chi le promesse?
«Sofie e Linda hanno dimostrato a pieno quanto dicevo prima, grandi giocatrici cercano solo grandi club. In Italia, vedo tante giovani interessanti che presto vedremo esplodere, ma in Europa il movimento sta proponendo tantissimi grandi nomi che potremmo vedere nel nostro campionato. L’asticella viene alzata sempre di più ogni stagione. Sono molto curioso di vedere il prossimo arrivo in Serie A delle leve cresciute nei settori giovanili, figlie della riforma voluta dalla federazione. Oggi sono ancora giovani, ma quando arriveranno nei campi di Serie A, il calcio femminile avrà un grande giovamento, e questo anche in ambito delle selezioni nazionali».

Sofie Pedersen fu l’acquisto perfetto a gennaio dello scorso anno per sopperire all’assenza di Martina Rosucci. Come avvenne?
«La Juventus ha cercato Sofie per migliorare una rosa già ampiamente competitiva, con la convinzione di poter chiudere a proprio favore la stagione che era combattuta.
In Estate c’era stato un interessamento da parte proprio dei diretti avversari, club importante, ma non se n’era fatto nulla. La Juve com’è suo costume, quando decide positivamente su di un profilo, lo fa sempre in modo concreto e, come si è visto, i risultati sono stati ampiamente ripagati dalle prestazioni della calciatrice».

Linda Sembrant invece ha garantito esperienza alla difesa quest’anno, in assenza di Cecilia Salvai. Sposò subito il progetto Juve?
«La Juventus è un club, un marchio, un modo di fare calcio, ormai universalmente riconosciuto. La conoscenza poi dei dirigenti a Vinovo ha spianato ogni tipo di trattativa.
Nel calcio femminile, la componente empatica, oltre che professionale e di crescita tecnica, è un fattore molto importante, nelle dinamiche di scelta di una calciatrice».

Il loro futuro sarà ancora sotto la Mole?
«Entrambe le calciatrici hanno un contratto con la Juventus anche per la prossima stagione, che sicuramente sarà onorato. Si spera di raggiungere insieme ancora più ambiziosi traguardi».

La Juve sta seguendo altri profili del vostro entourage per il futuro?
«Questa è una domanda da fare a Braghin ed alla Guarino, sono certo che non passa giorno che non abbiano proposte o non valutino profili per il futuro. Visti i risultati, la Juve è in buone mani».

Un nome da non perdere di vista per il futuro anche in chiave Juve?
«Io credo che il calcio italiano debba guardare con maggiore interesse alle calciatrici africane. Come per gli uomini, la crescita di questo continente, le doti fisiche degli atleti e la loro grande “voglia” di riscatto sociale, l’esperienza internazionale e la grande professionalità può essere un elemento determinante per il futuro del movimento.
Poi se consideriamo quanto la componente fisica sia importante nel calcio femminile, ritengo che scegliere oggi una calciatrice africana potrebbe diventare la chiave del successo futuro per un club».

Uno sguardo alla Serie A: Milan e Fiorentina sullo stesso livello della Juve?
«Da un punto di vista strutturale sono in grado di competere con la Juventus, hanno dimostrato di potersela giocare ad armi pari, ma oggi la Juve è ancora un passo avanti. Credo che le scelte fatte negli ultimi anni abbiano portato a questo stato delle cose. Vi posso dire che, però, com’è giusto per il movimento, è condizione indispensabile, che loro come le altre facciano di tutto per colmare il gap e rendere maggiormente avvincente un campionato. Chi vorrebbe vedere un campionato già scritto? La competizione è l’anima dello spettacolo calcio, ed il femminile non può farne a meno».

Parliamo di scouting. Come si lavora all’estero? Quali sono i movimenti in crescita?
«Il calcio femminile nel mondo sta vivendo (almeno ante Covid) un periodo di grande sviluppo. Le federazioni internazionali hanno capito che per lo sviluppo del calcio, i numeri possono e devono essere dalla parte del femminile, ancora poco sviluppato. Questo ha creato nuovi equilibri, quei paesi che hanno saputo svolgere con convinzione questo lavoro di crescita, hanno tratto grandi vantaggi, anche in termini economici. Paesi europei come Germania, Spagna o Francia si sono allineate alla Gran Bretagna ed ora vedono top club investire in modo convinto nel femminile, ma non sottovaluterei paesi nordici come la Norvegia, che negli anni si è evidenziata con progetti di sviluppo molto interessanti, nell’ambito del programma Hattrick della UEFA».

L’Italia del calcio femminile dove va collocata nel panorama internazionale in questo momento storico?
«L’Italia, anche alla luce degli ottimi risultati della nazionale di Bertolini, ora gode di un ottima reputazione, ed è attenzionata da molti come una possibile rivelazione europea del prossimo futuro. Tutto però passa per la conferma degli investimenti dei club maschili e, soprattutto, dalla considerazione che le proprietà daranno alla propria squadra femminile. Non si deve investire nel femminile solo se ci sono obblighi federali da perseguire, ma anche per far crescere il movimento, con progettualità e lungimiranza».

In attesa del professionismo, qual è l’identikit della giocatrice ideale per la Serie A Femminile?
«Una calciatrice deve avere la testa da professionista. Il cambiamento epocale che abbiamo visto, con l’ingresso dei club maschili, ha determinato un cambio di paradigma. Quelle atlete che erano pronte, che erano già professioniste, nei modi nelle attitudini e nel loro approccio al calcio, sono quelle che sono emerse maggiormente in questi ultimi anni. Il futuro sarà di quelle atlete, che al di là dello status (comunque importante per tutele, garanzie e opportunità), saranno professionali e sapranno vivere questo sport nel modo giusto. Sono molto curioso di vedere le “leve” che oggi i club stanno crescendo nei settori giovanili, quelle che stanno crescendo con questi concetti sin da piccole, li vedremo probabilmente il salto più grande del calcio femminile italiano».

Offerte interessanti all’estero per qualche italiano di prima fascia?
«Ogni anno c’è interesse per qualche calciatrice italiana, spesso però vedo titubanza nelle scelte. Poche sono quelle che sono andate all’estero ed hanno con convinzione continuato ad avere risultati. Noi in passato abbiamo condiviso il percorso di calciatrici italiane come Pamela Conti, stella della nazionale italiana, che ha giocato in Spagna, Russia e Svezia, paesi non facili per una calciatrice sotto vari aspetti, ma se hai la testa, puoi sempre emergere. I miei contatti esteri invidiano sempre la passionalità ed il talento delle calciatrici, un po’ meno la voglia di confrontarsi con l’estero, anche questo credo cambierà a breve».

Chiudiamo con uno sguardo sull’attività giovanile: cosa serve ancora per la crescita del movimento italiano?
«Io sostengo che la professionalità di chi segue il movimento femminile, sia l’unica strada per il raggiungimento di grandi traguardi. Avere allenatori, dirigenti, preparatori, fisioterapisti etc, professionalmente validi fa la differenza. Costruire un settore giovanilie non è facile, ci vuole tanto lavoro, ma grandi dirigenti come Uva (ora in UEFA) hanno mostrato che si può fare, e fare bene nel femminile, con un progetto chiaro. Ora al movimento serve questo, chiarezza di un progetto, per gli investitori, per gli addetti ai lavori, e soprattutto per tutte quelle giovani leve (anche future) che con passione amano il calcio».

Si ringrazia Alessandro Pennestri per l’intervista concessa.

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