Petterini: «Cherubini era dirigente già in campo. Vi svelo un aneddoto» - ESCLUSIVA
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Petterini: «Cherubini era dirigente già in campo. Vi svelo un aneddoto» – ESCLUSIVA

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Filippo Petterini, ex capitano del Foligno Calcio è intervenuto in esclusiva a Juventusnews24 per raccontare Federico Cherubini

Con lui, da giovanissimo, ha condiviso lo spogliatoio da compagno di squadra. Poi lo ha osservato nelle vesti di dirigente del Foligno Calcio, club della loro città, prima di vederlo spiccare il volo verso la Juventus. Filippo Petterini, ex terzino e capitano dei “falchi” dell’Umbria, è tra quelli che conoscono meglio la carriera Federico Cherubini, cominciata proprio nel club dilettantistico, e che proprio grazie a “Chico” (come lo chiamano affettuosamente a Foligno) ha sfiorato la storica promozione in Serie B. Le sue parole in esclusiva a Juventusnews24.

Petterini, che ricordo ha di Cherubini come giocatore prima e come dirigente poi? 

«Già  quando era giocatore si comportava da dirigente, ce l’aveva dentro. Per come era fatto, si vedeva che era portato a ricoprire questo ruolo…oltre a quello di capitano. Mi ricordo che quando ci giocavo insieme lui lavorava. E  quindi quando c’era da esprimersi ed esporsi in campo lui già era abituato perché sapeva stare col pubblico rapportarsi con gli altri. Da qui a dire che sarebbe diventato direttore della Juventus è un altro discorso…».

A tal proposito, aspettava che sarebbe potuto arrivare fino alla vetta della Juventus?

«Mi viene da dire sì. Si vedeva che era portato ad avere questo ruolo».

Quale è, secondo lei, la qualità maggiore di Cherubini?

«Io al Foligno Calcio ce l’ho avuto come dirigente e credo che il sapersi rapportare con le persone sia la sua qualità più importante. Non è un caso, tra l’altro, che sia ormai da tanti anni alla Juventus. Lui è stato bravo a mantenere le sue conoscenze. Mi ripeto: ero straconvinto che avrebbe potuto raggiungere questi risultati. In più di carattere è anche un po’ riservato, gli piace lavorare nell’ombra e questo lo ha aiutato».

C’è un aneddoto particolare che ti lega a lui?

«Sì, ne ho uno che risale a quando lui faceva il direttore del Foligno Calcio e mi ha venduto Pescara. Io mi ero operato non da tanto al menisco, ma il Pescara non lo doveva sapere e quindi Cherubini mi disse di mettere i pantaloni lunghi e di non far vedere che zoppicavo per non far saltare trattativa. Dopo dieci giorni dalla firma ho dovuto fare le visite mediche e gliel’ho dovuto dire che mi ero operato…fortunatamente è andato tutto bene. E’ stato un episodio molto divertente».

Secondo lei quanto è stata importante l’esperienza al Foligno Calcio per lo sviluppo della sua carriera alla Juventus? 

«La gavetta è stata fondamentale per lui, come lo è in tante cose nel calcio. Per Cherubini è stata una palestra, anche perché al Foligno Calcio  le cose non erano semplici: quando andava al mercato, partiva con una valigia con pochi soldi e doveva ritornare con tanti giocatori…».

L’addio di Ronaldo, il rinnovo di Dybala, un mercato condizionato dalla crisi del Covid. Come giudica finora l’operato di Cherubini alla Juventus? 

«Quest’anno è stato complicato fare il direttore per tutti e per tutte le squadre. Sicuramente farlo nel primo campionato post Covid non è come farlo nella Juventus di qualche anno fa. Se pensiamo che poi Ronaldo ad un giorno dalla chiusura del mercato gli ha detto che sarebbe andato via, direi che non è stato semplice, né per lui né per la società bianconero. Credo che abbiano preso Allegri proprio per avere una certezza almeno in panchina tra i tanti punti di domanda che c’erano fuori. Anche il rinnovo di Dybala è una situazione particolare. Alla Juventus, poi, è obbligato a vincere, ma le altre squadre come Milan, Inter e Napoli sono cresciute. Non è semplice per la Juventus e per lui in questa situazione, ma ne verranno fuori».

Lei ha giocato per un periodo nel Pescara di Zeman con tre campioni d’Europa Immobile, Insigne e Verratti. Si vedeva già che sarebbero diventati dei top players?

«All’epoca erano giovanissimi e si vedeva che avevano tutte le capacità per far bene. Da qui a dire che sarebbero andati in Nazionale è un altro discorso, ma che potessero far bene nel calcio italiano e internazionale si vedeva».

Si ringrazia Filippo Petterini per la disponibilità e la cortesia mostrate in questa intervista

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