Pjanic si racconta: «Il primo giorno alla Juve, il mio addio, Sarri. Dico tutto»
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Pjanic si racconta: «Il primo giorno alla Juve, il mio addio, Sarri. Dico tutto»

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Miralem Pjanic, centrocampista del Barcellona, ha rilasciato un’intervista a Tuttosport in vista del match con la Juve di Champions League

Tuttosport ha intervistato Miralem Pjanic, prossimo avversario della Juve in Champions League con il suo Barcellona. Ecco le parole del centrocampista bosniaco.

JUVE-BARCELLONA – «Era una cosa che sognavo, ma impossibile quasi. Quando ho visto poi il sorteggio, mi sono detto: “Cavolo, siamo lì!”. Ero molto contento, felice di ritrovare il club che tengo veramente tanto a cuore, ho ricevuto subito tanti messaggi. Uno anche del Presidente: “Bentornato a casa”. Sono veramente molto felice di ritrovare i compagni, la gente con cui ho lavorato tutti questi anni, il Presidente, tante persone. Meglio affrontarla adesso che in una finale dai».

SARRI – «Non aveva fiducia negli uomini e questo mi ha disturbato. Ogni giocatore in quello spogliatoio ha sempre dato il massimo per il club. Si può non andare d’accordo con uno/due ma mi dispiace che a volte sia stata sbagliata la valutazione delle persone. Questo però non ha mai condizionato il nostro rendimento, tutti i giocatori sono professionisti e vogliono vincere. Però se un allenatore mette in dubbio questo, allora è lì che non scatta quella scintilla di cui parla il presidente».

PRIMO RICORDO ALLA JUVE «Il giorno in cui sono arrivato a Torino, sono stato ricevuto nell’ufficio del presidente e lui mi ha mostrato la foto della Juventus che aveva vinto 5 Scudetti consecutivi negli anni ’30. E mi ha detto: ‘Noi dobbiamo fare meglio di quella squadra, li dobbiamo superare’. Questo obiettivo lo abbiamo raggiunto e non ci siamo fermati, abbiamo continuato a portare gli Scudetti a casa, abbiamo giocato una finale di Champions, abbiamo vinto tante volte la Coppa Italia. Insomma, abbiamo completato un percorso di crescita molto importante».

JUVE«È stata una tappa molto importante per me, un club che ho amato tanti, anzi che abbiamo, io e la mia famiglia, amato tanto. Sarò sempre grato a questo club: avrei avuto l’opportunità di andare al Barcellona anche prima, ma non lo ritenevo il momento giusto. Forse ci ho perso qualcosa a livello di carriera, ma ho sempre dato il massimo per la Juve e non rimpiango nulla».

DIRE ADDIO ALLA JUVE«Dopo il Lione ho capito che stavo andando a fare l’ultima intervista in quello stadio e non è stato semplice. C’era un solo che club poteva tentarmi dopo la Juventus ed era il Barcellona. Una grande sfida per me, dopo quattro anni forse era arrivato il momento per un cambiamento».

MESSI E RONALDO – «Loro sono incredibili, nel vero senso della parola, perché solo tra qualche anno, quando avranno smesso ci renderemo conto di quali traguardi abbiano raggiunto, di che livello sia stato il loro calcio, che tipo di fuoriclasse irraggiungibili siano».

CORONAVIRUS RONALDO«L’ho chiamato qualche giorno fa. Lui non vuole mai essere malato o infortunato, quindi è un leone in gabbia. Mi ha detto: ‘Io sto bene, non sento niente! Voglio tornare presto in campo. Spero di essere negativo al più presto’. E’ un po’ smanioso di tornare in campo, ma sta bene».

COMPAGNI DI SQUADRA – «Spero di essere stato un buon compagno di squadra. Ho conosciuto grandi campioni e grandi persone, come Buffon, Chiellini, Bonucci. Anche Marchisio mi ha aiutato molto».

PIRLO «Sono molto felice per lui. E’ stato un giocatore che ha dato tanto al calcio. Ha deciso con fermezza di diventare allenatore e credo che sappia benissimo quali siano le difficoltà. Quello che posso dire è che entra in un gruppo sano, che ama vincere, che è lì per dare una mano all’allenatore, soprattutto i senatori, ma in generale tutta la rosa. Posso assicurare che sono lì solo per vincere e quindi lo aiuteranno. Poi, sì, non è semplice trovare le alchimie tattiche giuste, questo lo vedremo nel corso della stagione».

DZEKO – «Sarebbe stato un piacere vederlo alla Juventus dopo di me. So che sono stati molto vicini, ero in contatto con lui. Gli avevo spiegato cosa fosse la Juventus, dove stesse per arrivare. Non so esattamente cosa sia successo, non sono cose che mi riguardano». 

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