La Juve di Parigi ha due volti
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La Juve di Parigi ha due volti

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PSG Juve, la squadra di Allegri al Parco dei Principi ha giocato una gara dai due volti: l’analisi di Juventusnews24

Doppietta di Mbappé e gol di McKennie. Primo tempo al Psg, ripresa con la Juve che rientra in gara e chiude persino con qualche rimpianto. Apparentemente Psg-Juventus 2-1 è la classica gara che si definisce con la formula “un tempo a testa”, con la differenza – e che differenza! – che un Mbappé la Juve né lo ha né lo può avere, perciò il peso delle rispettive supremazie non può essere paragonato. Anzi, se sul piatto della bilancia si mette la confezione delle reti – non un dettaglio per capire il senso di una partita – la doppietta della squadra di Galtier ha un indice di qualità tra i più elevati che oggi si possano vedere su un campo di calcio nel mondo, mentre il gol di McKennie ha certo il coraggio e i tempi di stacco del folletto americano, ma non è immune l’uscita a vuoto di Donnarumma. Che pure nell’economia del risultato un ruolo lo ha avuto e in positivo per i suoi, mentre la regia inquadrava Keylor Navas che lo guardava dalla panchina.

C’è un’altra visione possibile? Le partite durano 90 minuti, anzi ormai molto di più, distinguere un tempo da un altro può anche essere scorretto perché l’uno influenza l’altro, ma stavolta la differenza della condotta della Juve dopo l’intervallo mi fa pensare che la lettura migliore sia proprio indagare i due volti proposti. Già solo perché sono cambiate molte cose dal punto di vista tattico e – di conseguenza? – anche dell’atteggiamento complessivo.

Diciamo subito una cosa: al termine dei 45 minuti l’impressione predominante era che il Psg avesse giocato al gatto col topo. Vero, la Juve sul colpo di testa di Milik aveva sfiorato il gol dell’1-1, ma 3 minuti dopo era arrivato il secondo graffio di Mbappé a ricacciarci nella tana. Il primo tempo ha dato il senso dell’inesorabile. Per il modo impetuoso e di classe dei loro gol, capolavori che accogliamo a braccia alzate, di chi pensa (anzi, “sente” nell’anima) che non c’è nulla da fare. Al riposo c’erano da fare brutti pensieri. Non solo sull’esito della serata, che poteva anche assumere tinte londinesi come l’anno scorso col Chelsea. A preoccupare maggiormente c’era l’inferiorità complessiva che fa sospettare che siamo entrati in una Champions dove i fenomeni sono tali e noi siamo troppo distanti. Nonostante il cambio tattico, che si può discutere ovviamente nella resa, ma che aveva un senso per provare a contrastare talento e velocità, conoscenze e qualità. Ed invece, troppa timidezza, persino in area di rigore che nel 3-5-2 è stata nei tempi belli il nostro dna e il trio (Bremer, Bonucci e Danilo) non è certo da buttare via, anche se la BBD non può ancora essere la BBC. Ma niente filtro a centrocampo o quasi, nessun gusto del gioco, neanche quello distruttivo, che se educhi quello poi automaticamente andrai nel suo contrario, più lotta metti nel conquistare palla e più ti muoverai nel tenerla.
Nella ripresa è cambiato molto. Sarebbe un azzardo ritenere che è tutto merito nostro, il Psg si è sentito sicuro, ma certamente siamo stati bravi a rientrare in partita. Ha funzionato il ridisegno tattico, il 4-4-2 decisamente e molto poco il 4-3-3 finale (che a me è parso dalla tv un centrocampo folto a 5 per spezzare il loro lungo possesso, ma questa Juve non sa fare massa quando aumenta gli uomini nel mezzo). Si è trovata una chiave strategica, i cross hanno prodotto qualcosa e la determinazione è cresciuta. Dirò una banalità, ma solo vedendo il 2-1 abbiamo iniziato a pensare collettivamente di essere una squadra. Generando così il sospetto che sarebbe stato meglio andare sotto a Genova e Firenze, se il prezzo da pagare per avere consapevolezza delle proprie possibilità è vedersi sconfitti.

Come rendere la Juve più omogenea nel tempo dei 90 minuti è problema urgente, ma ho il sospetto che ci sia poco tempo da qui al Benfica per riuscirci. Rimane da chiedersi se la squadra del secondo tempo possa bastare per aprire il discorso qualificazione e non è una risposta facile in un gruppo dove ancora troppi mi sembrano rendere al di sotto delle loro potenzialità.

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