Ravanelli: «Vi racconto il Nantes, la Juve...»
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Ravanelli: «Vi racconto il Nantes, la Juve…»

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Ravanelli: «Vi racconto il Nantes e…». Le parole dell’ex centravanti della Juventus

Fabrizio Ravanelli ha concesso un’intervista al sito della Juve in vista della partita col Nantes per inaugurare la nuova rubrica Legend’s Corner pensata per dare voce a chi ha vissuto e scritto grandi pagine della storia bianconera da giocatore. Queste le sue dichiarazioni.

JUVE NANTES – «Quasi 27 anni dopo la prima e unica volta in cui si incontrarono, Juventus e Nantes si riaffronteranno in una notte europea, seppur in una competizione diversa perchè nella stagione 1995/1996 li sfidammo in Champions League. Ora il focus è sull’Europa League che può e deve diventare un obiettivo importante quest’anno. Già questa doppia sfida sarà molto interessante da giocare perchè quella francese si è dimostrata una squadra scorbutica e difficile da affrontare. Ho visto la partita che hanno perso contro il Marsiglia, qualche settimana fa. Per riuscire a superarli la squadra di Tudor ha dovuto giocare una gara attenta e pulita sotto l’aspetto tecnico, anche perchè il Nantes arrivava da sei risultati utili consecutivi e la Juventus dovrà fare lo stesso. I transalpini hanno in rosa tanti giovani talentuosi, ma se i bianconeri scenderanno in campo con determinazione e spirito di sacrificio passeranno il turno».

LE SEMIFINALI CHAMPIONS DEL 1996 – «Ricordo che arrivammo ad affrontare le due partite con il Nantes con un livello di motivazione molto alto perchè eravamo vicini al traguardo, sapevamo di giocarci l’accesso alla finale. Eravamo consci del fatto che avremmo affrontato una squadra forte, ma anche convinti che ce l’avremmo potuta fare e il 2-0 dell’andata a Torino ne fu la conferma. Poi, al ritorno perdemmo 3-2, ma al di là del risultato la qualificazione non fu mai in discussione. E in quelle due partite chi fece la differenza fu Vialli, non soltanto per i due gol che segnò tra andata e ritorno, senza dimenticare quel fantastico aggancio di tacco che gli permise poi di mandare in porta Paulo Sousa, ma soprattutto per il suo carisma. Gianluca era il nostro riferimento, il nostro trascinatore e ancora una volta sapevamo che avremmo dovuto seguirlo in tutto e per tutto. Era il nostro capitano e dalla prima partita della fase a gironi ci ha aperto la strada verso questo successo, motivandoci partita dopo partita, a tal punto che la Champions League diventò davvero un nostro obiettivo reale con il passare dei mesi. Era straordinario in campo, ma anche e soprattutto fuori».

VIALLI – «È sempre stato una fonte di ispirazione. Un punto di partenza e un punto di arrivo. Il giorno in cui lo conobbi si avverò un sogno perché lui era da sempre il mio idolo. Ricordo come se fosse ieri la prima volta in cui lo incontrai: io avevo diciassette anni e giocavo a Perugia, in Serie C2, e Gianluca venne al “Renato Curi” con la Nazionale. Nel momento in cui ci incrociammo, gli dissi che era il mio idolo e lui, per ringraziarmi della stima nei suoi confronti, mi regalò il suo paio di scarpe. Ovviamente ancora oggi le custodisco gelosamente a casa. Questo per rafforzare il concetto che è stato parte integrante della mia vita e del mio periodo più bello, che indubbiamente è stato quello trascorso alla Juventus. Ricordo ancora quanto ero felice quando appresi che Gianluca sarebbe venuto a giocare a Torino. Fu bellissimo perchè riuscimmo a condividere tanti momenti speciali anche fuori dal campo. Non dimenticherò mai i ritiri a Villar Perosa, condivisi come compagni di stanza. È stato un esempio, nel vero senso della parola. Gianluca mi ha spinto a diventare quel modello di giocatore che in quel momento volevo essere. Io sono fiero di dire che ho sempre cercato di essere un “secondo Vialli” in campo e fuori. Di lui osservavo il suo modo di allenarsi, la sua alimentazione e anche il suo modo, sempre elegante, di vestirsi. Sono stato un po’ la sua ombra e per me è motivo di orgoglio. Vivevamo in simbiosi e ricordo che quando si ruppe il piede a Roma calciando quel rigore, per due mesi sono stato il suo autista cercando di non fargli mancare nulla. È stato un grande uomo e il vuoto che ha lasciato continuerà a essere enorme, ma lo ricorderò per sempre con un sorriso perché lui è sempre stato un uomo positivo, anche nei momenti più bui e difficili. La sua educazione, la sua eleganza e la sua umiltà lo hanno reso unico».

LA SITUAZIONE DELLA JUVE – «Dopo l’ufficialità dei quindici punti di penalizzazione in campionato era inevitabile un contraccolpo psicologico sul campo e, infatti, dopo la reazione di orgoglio contro l’Atalanta c’è stata la sconfitta interna contro il Monza che avrebbe potuto complicare ulteriormente una situazione non facile. Dopo quel match, però, ho notato un cambio di atteggiamento da parte di tutti e penso che sia dovuto a una presa di coscienza dell’intera squadra. Ognuno si è assunto le proprie responsabilità e già dalla partita vinta in Coppa Italia contro la Lazio si è centrato un importante obiettivo che è quello delle semifinali della coppa nazionale. Non bisogna mai dimenticarsi la squadra per la quale si sta giocando. Il DNA della Juventus ti offre tanto, ma allo stesso tempo ti responsabilizza. I giocatori penso che abbiano “fatto quadrato” con l’allenatore e siano ripartiti con l’obiettivo di riportare in alto il Club. Si vede che tutti stanno remando nella stessa direzione. E in questo percorso il carisma del Mister giocherà un ruolo fondamentale».

ALLEGRI – «È chiaro che, nel corso di una stagione, si deve anche avere quel pizzico di fortuna che anche Massimiliano ha avuto nel ricevere risposte importanti dai tanti giovani che si iniziavano ad affacciare in palcoscenici prestigiosi a livello nazionale e internazionale. Il Mister, in questo senso, è stato molto bravo a far capire ai giovani quanto fossero centrali nel progetto e, così facendo, ha ricevuto in cambio risposte estremamente soddisfacenti sul campo. È stato ripagato con grandi prestazioni e tanta corsa e parlo di corsa perché questi calciatori hanno dimostrato di avere un grandissimo spirito di sacrificio. Mi sembra che questi ragazzi abbiano dalla loro parte una maturità e una mentalità fuori dal comune per la loro età. Per capirci, sono molto più giocatori nel senso stretto del termine che “giocatori social”. Sembra che tutti abbiano grande fame e sopratutto il desiderio di rappresentare questo Club nel migliore modo possibile, in campo e anche fuori. E l’esplosione di questi talenti, di fatto, ha alzato l’asticella per tutti e anche questo non può che essere motivo di orgoglio per la Società. Penso che si stiano mettendo delle solide basi per il futuro».

GLI OBIETTIVI – «Chiaramente in campionato bisogna ragionare partita dopo partita, ponendosi piccoli obiettivi raggiungibili vittoria dopo vittoria. Al momento questo è l’unico scenario in Serie A, ma anche da questa situazione si possono provare a trarre insegnamenti importanti. Dove cambia l’orizzonte, invece, è in Coppa Italia e in Europa League dove la Juventus dovrà puntare ad arrivare fino in fondo e nella coppa nazionale la strada è già ampiamente tracciata avendo raggiunto la semifinale con il doppio confronto contro l’Inter. Saranno due sfide che potranno dire tanto ai bianconeri. Per me, però, quella competizione che in assoluto il Club dovrà tenere in grande considerazione anche e soprattutto per il blasone delle avversarie è l’Europa League. Vincerla, eventualmente, ti permetterebbe di avere più lustro a livello europeo. Vorrebbe dire tanto perché torneremmo protagonisti a livello internazionale e sarebbe molto importante».

MESSAGGIO AI GIOCATORI – «Sicuramente tutti i giocatori vorranno dimostrare il loro valore e far vedere il loro senso di appartenenza alla maglia, la maglia di un Club glorioso quale è la Juventus. La Juventus è uno stile di vita che ha attraversato, attraversa e continuerà ad attraversare i confini non solo di Torino, ma dell’Italia e dell’Europa, per emozionare i cuori di milioni di persone, anche nei momenti più difficili perchè è proprio in questi casi che si vede chi è davvero bianconero. Chi gioca per questa maglia deve amare questi colori, lottare per loro, essere pronto, se serve, a soffrire, puntando a una sola cosa. Sempre. La vittoria. Soltanto così, unito, questo gruppo potrà dimostrare ancora tanto anche in questa stagione».

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