Santalucia (presidente Associazione Magistrati): «Parole Santoriello figlie della nostra cultura, gergo calcistico»
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Santalucia (presidente Associazione Magistrati): «Parole Santoriello figlie della nostra cultura, gergo calcistico»

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Santalucia (presidente Associazione Magistrati): «Parole Santoriello figlie della nostra cultura, gergo calcistico». In difesa del collega

Giuseppe Santalucia, presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati, parla in questi termini del caso Ciro Santoriello-Juve.

DICHIARAZIONE SANTORIELLO – È figlia della nostra cultura popolare che, quando si parla di calcio, rende tollerabili toni ed eccessi linguistici inaccettabili in tutti in altri ambiti.

CONSEGUENZE – Santoriello è un pm e, come tale, non è ricusabile. Il pubblico ministero è una parte nel processo, anche se atipica, perché rappresenta lo Stato. Certo, per gravi ragioni di convenienza i pm hanno il dovere di astenersi. Ma qui parliamo di un’inchiesta importante, che non è affidata a un solo magistrato, è un lavoro di squadra, quindi — anche volendo malignare sulle intenzioni — la passione calcistica di un singolo può incidere in maniera minima sull’attività processuale. Tutt’altro discorso se queste parole fossero state pronunciate da un giudice: in quel caso il codice prevede strumenti molto più invasivi, fino alla ricusazione, per cancellare qualsiasi ombra di parzialità».

ODIARE LA JUVE – È una parola che non vorrei mai leggere né sentire. Ma fa parte del gergo calcistico: chi è tifoso sa che non si tratta di vero odio, ma dell’affermazione di una forte rivalità. Comunque convengo: un uso più appropriato delle parole farebbe un gran bene a tutti.

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