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Agnelli-Conte, ecco come il presidente lo scelse alla Juve

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Il retroscena di come Antonio Conte divenne l’allenatore della Juventus, raccontata direttamente dall’attuale tecnico del Chelsea, che si autocandidò tramite un amico…

Nell’autobiografia “Testa, cuore e gambe” Antonio Conte si racconta in maniera insolita per lui, quasi confidenziale. Il passaggio cruciale nella sua carriera da allenatore avviene nell’estate del 2011, quando dopo la promozione in A col Siena viene scelto come condottiero della sua Juventus, dopo l’anno non facile di Gigi Del Neri. Fra i tanti nomi, Villas Boas, Spalletti, Guus Hiddink, quello di Conte è sicuramente il meno altisonante, almeno per i risultati conseguiti fino a quel momento.

LA TELEFONATA– «Un giorno, ricevo una telefonata insolita. A chiamarmi è Silvio Baldini, che, dopo aver concluso la stagione precedente sulla panchina dell’Empoli, al momento si trova senza squadra. (…) Esordisce in questo modo: “Antonio, devi fare una cosa: devi cercare di parlare con Agnelli. Lui capisce le persone…Se gli parli, vedrai che ti porta alla Juve“». É l’input giusto, anche se Antonio con Andrea Agnelli non ha rapporti diretti. Tramite un amico in comune però decide di tentare. «Che male c’è? Ci provo. Al massimo mi dirà “No, non posso“. Così chiamo questo mio amico in comune e gli spiego qual è il mio obiettivo».

IL CONTATTO– «In settimana sono a cena con un pò di amici quando ad un certo punto squilla il telefonino e sul display lampeggia il numero dell’amico in comune. Gli occhi mi si accendono, mando giù il boccone quasi intero e mi alzo dalla tavola. Dall’altro capo riconosco la voce di Andrea Agnelli. Il presidente è molto cordiale e mi dice: “Guarda, sulla tua candidatura ci penso, in ogni caso ho piacere di incontrarti. Ti farò sapere. Va bene?». Già il giorno dopo arriva un messaggio con la richiesta di un incontro a casa Agnelli, a Torino. «Comincia il conto alla rovescia verso il grande giorno».

L’INCONTRO– «Suono e viene ad aprirmi Andrea in persona. Sì, proprio lui, con il sorriso sulle labbra, un jeans e una t-shirt. Mi presenta la moglie e la loro bimba, che si rivolge ai genitori in un inglese perfetto». L’inizio però non è dei migliori. «Realizzo subito di non essere stato per nulla nei pensieri di Andrea fino a quel momento. Lo capisco dalle battute iniziali. Mi offre addirittura qualche loro giocatore per la nuova stagione, chiedendomi se li voglio al Siena. Capisco che da parte sua, per ora, c’è chiusura. Così inizio a spiegare come vedo la squadra, quali impressioni mi suscita quando guardo le partite in tv. “Presidente, mi perdoni ma la Juve gioca come una provinciale, deve invece aggredire l’avversario di turno…“.

LA SCELTA– La chiacchierata di tre ore va molto bene, ad Andrea Agnelli brillano gli occhi e propone un prossimo colloquio con Marotta. «Cinque giorni dopo l’incontro, Marotta mi chiama per rassicurarmi: “Antonio, la scelta l’abbiamo fatta: sei tu. Stai tranquillo. Non mi vergogno di dire che, conclusa la telefonata, inizio a piangere. Lacrime di gioia».

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