Alex Sandro: «Alla Juve aiutato da Evra, Torino città difficile per i brasiliani»
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Alex Sandro: «Alla Juve aiutato da Evra, Torino città difficile per un brasiliano»

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Alex Sandro: «La Juve cura tutti i dettagli, Torino città difficile per un brasiliano». Le parole del terzino bianconero

Nel corso della sua intervista a Raiam Santos, Alex Sandro ha affrontato vari temi legati alla Juventus.

DOUGLAS COSTA FORTISSIMO – «Mi è sempre piaciuto affrontare giocatori forti, quelli che magari facevano paura, perché dovevo stare più concentrato. Uno dei giocatori più difficili che abbia mai fronteggiato è Douglas Costa. Trattenerlo è quasi impossibile, se poi ti scappa via dimenticatelo (ride, ndr). Allenarmi con giocatori come lui, Cristiano Ronaldo, Dybala o Benrardeschi mi aiuta a crescere molto e mi dà più fiducia in vista delle partite importanti, come quelle di Champions League, per esempio».

TORINO – «Come città è un po ‘difficile per un brasiliano, perché ha meno opzioni per divertirsi. Per lavorare è la città perfetta, perché non ha distrazioni. La mia vita qui è allenarmi, poi torno a a casa, e qualche volta esco a cena. Di tanto in tanto, nei giorni liberi, visito le città vicine. Ovviamente a Torino ci sono posti per divertirsi, ma li conosce chi la vive, per un turista può sembrare noiosa. Penso che sia anche per questo che i brasiliani non sono rimasti tanto alla Juve in passato, perché Torino non ha lo stesso appeal di Roma o Milano. Poi c’entra anche la mentalità della società, che è molto metodica. Ora qualcosa è cambiato in tal senso, e anche i giocatori stranieri si sentono a casa, non credo fosse così qualche anno fa».

JUVENTUS – «In ogni squadra gli allenamenti sono duri, ma alla Juve lo sono di più. I primi mesi sono difficili per qualsiasi giocatore che arrivi. Io ricordo quando arrivai dal Porto, i primi due mesi ero in difficoltà. Sentivo le gambe sempre stanche, dicevo che gli allenamenti erano troppo pesanti per me, ma mi ripetevano che mi sarei abituato. Ho lottato ogni giorno e alla fine sì, mi sono abituato. E succede sempre, uno arriva, si lamenta perché è tutto troppo pesante, poi si abitua e diventiamo più forti. Magari anche questo modo di allenarsi ha allontanato i brasiliani, che non sempre sono abituati a essere spinti fino al proprio limite. L’organizzazione che c’è alla Juve è difficile da vedere altrove, i fan vedono solo il campo, ma c’è una grande azienda che si prende cura di tutto».

EVRA – «Quando ho fatto il mio primo allenamento con Evra qui sono rimasto sorpreso perché continuava ad aiutarmi, ma poi ho capito che è bene così. Tra giocatori della stessa posizione spesso arriva, piaccia o no, la rivalità, ma è molto meglio essere amici. Poi ovviamente tutti vogliono giocare e quando finivo in panchina non ero felice. Eppure a volte Evra stesso mi chiedeva consigli, così come faceva Filipe Luis in Nazionale. E lo stesso facevo io. È nell quando si crea questo tipo di rapporto, perché quando due giocatori in un club sono dello stesso livello nello stesso ruolo non ha senso si facciano la guerra. Ognuno farà il massimo, poi sarà l’allenatore a decidere. La concorrenza ti obbliga a voler migliorare sempre».

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