Bernardeschi in caduta libera: cosa si nasconde dietro al flop
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Bernardeschi in caduta libera: cosa si nasconde dietro al flop

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Bernardeschi in caduta libera: cosa si nasconde dietro al flop. Le difficoltà del 33 travalicano l’equivoco tattico e sfociano in una fragilità tecnica e mentale

Minuto 90 di Juve-Barcellona: Ansu Fati viene vistosamente e goffamente tamponato da dietro da Bernardeschi all’ingresso dell’area di rigore. Un intervento inutile, dettato sicuramente da scarsa lucidità. L’olandese Makkelie, arbitro dell’incontro, indica senza titubanze il dischetto del rigore. È l’immagine, isolata e circostanziale, che fotografa perfettamente il momento (questo ben poco circostanziale) che sta vivendo il numero 33 della Juventus. Involuto, scarico, deconcentrato, spaesato, quasi inadeguato. È difficile descrivere da fuori quello che stia succedendo a Federico Bernardeschi, peggiore in campo nella precedente partita col Verona, meglio quindi affidarsi alle parole del suo allenatore Pirlo nel post gara: «Lui viene da un infortunio ed ha bisogno di riprendere fiducia. Psicologicamente è un po’ giù per l’errore di domenica e quello nella partita di oggi. La fiducia la deve ritrovare prima di tutto dentro di lui. Deve lavorare nella sua testa, deve essere tranquillo e deve aver voglia di giocare a calcio. Giocare non deve essere una cosa che ti porta dentro tristezza o pressioni, ma deve essere una cosa bella e quando scendi in campo ti devi divertire. Purtroppo in questo momento ha in testa altre cose e dovremo lavorarci. Parliamo di un giocatore su cui faremo grande affidamento».

Le difficoltà mentali di Bernardeschi

Sono dichiarazioni chiare, urgenti. Parole cui si evince una fragilità mentale dell’uomo Bernardeschi, evidentemente in un periodo psicologicamente probante. Il ragazzo fa fatica a divertirsi giocando calcio, subisce delle pressioni. Non più quelle del pubblico bianconero (denunciate persino da Sarri), ormai da mesi lontano dall’Allianz Stadium, e a volte propenso a qualche fischio nei suoi confronti. La gogna social, quella non passa mai, l’ha invece declassato a simbolo delle difficoltà juventine in questo balbettante inizio di stagione. Più in generale è umanamente comprensibile che il giocatore stia attraversando un periodo complicato per le motivazioni più svariate, che non gli permettano di svolgere la propria professione nel pieno della concentrazione e della serenità.

 

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Le difficoltà tecniche e tattiche di Bernardeschi

Lo è molto meno analizzare da un punto di vista tecnico e tattico gli ultimi tre anni di Federico Bernardeschi alla Juventus. Da un’apparente iniziale parabola ascendente, si è passati a una caduta libera culminata nella disastrosa ultima stagione: un flop. Il dato più lampante: 5 gol in oltre tre anni sono pochissimi per un giocatore dalle caratteristiche offensive che, a tratti della sua esperienza bianconera, è stato pure impiegato con discreta continuità. Viene allora da interrogarsi sulle qualità tecniche (nell’accezione più ampia del termine) di un giocatore che né con Allegri né con Sarri né ora con Pirlo è riuscito a fugare l’ormai famigerato equivoco tattico sul suo impiego. Funzionale richiamare alla memoria, in tal senso, una frase pronunciata anni fa dallo stesso Allegri e rivolta al suo numero 33: «Basta, devi crescere, non sei più alla Fiorentina». Nello specifico si rimproverava a Bernardeschi la scadente lucidità tecnica in relazione alle scelte offensive in situazioni potenzialmente decisive. A distanza di mesi, di anni: la crescita di Federico (classe 1994) non è ancora compiuta.

Il futuro di Bernardeschi

«Parliamo di un giocatore su cui faremo grande affidamento», dice con con candida fiducia Andrea Pirlo che ritiene Bernardeschi ancora perfettamente integrato al progetto della sua Juventus. La voglia di recuperare un ragazzo che solo qualche anno fa era considerato uno dei massimi prospetti del calcio italiano (in molti ne assicuravano l’imminente esplosione), e tuttora nel giro della Nazionale di Roberto Mancini, è giustamente massimale. Il tempo per voltare pagina c’è ancora, ma non è più tantissimo.

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