Bonocore: «I giocatori avranno poco per trovare la forma» - ESCLUSIVA
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Bonocore (preparatore atletico): «Verrà dato poco tempo ai giocatori per ritrovare la condizione» – ESCLUSIVA

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Giovanni Bonocore, preparatore atletico, ha rilasciato un’intervista in esclusiva a Juventus News 24. Le sue dichiarazioni

Quando ricominceranno gli allenamenti? Quanto tempo verrà concesso ai giocatori prima di rituffarsi nel campionato? Due interrogativi alla base delle diatribe dei giorni nostri, con l’emergenza Coronavirus a stoppare la nostra Serie A. In tema di sedute, sessioni di allenamento, il preparatore atletico Giovanni Bonocore ha parlato – in esclusiva a Juventus News 24 – dell’attuale situazione in Italia per i vari calciatori. Bonocore è stato legato anche ai colori della Juve nell’arco della sua carriera, essendo l’allenatore personale di Alessandro Del Piero dal 2008 al 2013. Poi l’esperienza insieme a Giuseppe Rossi, nel biennio 2015-2017, e Gabriele Angella, ai tempi dell’Udinese. Le vesti di preparatore atletico le ha assunte ufficialmente nel 1998, con i palconoscenici di Pisa ed Empoli a segnare l’alba della sua carriera.

In questo periodo di emergenza in seguito al diffondersi del Coronavirus, qual è la sua visione legata alla ripresa degli allenamenti delle varie squadre?

«Come tutti, non posso sapere quando i calciatori potranno riprendere ad allenarsi insieme alla squadra. Questo è punto interrogativo: ciò che sto dicendo ai giocatori con cui collaboro in questo momento è che in questo periodo così delicato ognuno deve gestirsi al meglio. Quando ci sarà la ripresa, infatti, ai calciatori verrà dato poco tempo perchè poi saranno catapultati nelle partite. Meglio si presentano a quel giorno dal punto di vista della condizione fisica, meglio sarà per loro».

Un calciatore, dunque, prima di ricominciare l’attività insieme alla sua squadra, come può fare per mantenere la sua condizione atletica?

«Io mi sto divertento attraverso i social a vedere ciò che i giocatori pubblicano. Vedo una grande differenza di gestione: possiamo vedere dei calciatori, considerati moderni, che sono ben organizzati a casa, con un loro angolo in cui poter lavorare e maturare la giusta cultura del lavoro, e altri invece che non sono organizzati e fanno di necessità virtù. Spero che questa situazione faccia riflettere questi ultimi sul modo di lavorare in futuro».

Quanto tempo servirà, alla ripresa degli allenamenti, per riacquistare quella brillantezza e quella condizione adatta per disputare gli incontri?

«Immagino e spero tanto che il campionato possa essere portato a conclusione. Se così fosse, dal momento in cui verranno riprese le sedute di allenamento, non verrà garantito tanto tempo al calciatore per riacquistare la sua forma fisica. Penso gli verranno concessi 15/20 giorni di allenamento per poi tuffarsi nei match agonistici. Verranno premiati, quindi, quei calciatori in grado di comportarsi da professionisti in questo periodo a casa, di conseguenza verranno premiate le squadre brave a seguire in maniera capillare i loro calciatori».

Dal 2008 al 2013 ha lavorato al fianco di Alessandro Del Piero nelle vesti di allenatore personale. Cos’aveva di speciale l’ex attaccante nel quotidiano e quale ricordo conserva con maggiore emozione di quel periodo?

«Con Alessandro siamo stati coloro che hanno letto anzitempo quello che poi doveva accadere nel calciatore e sono sicurissimo che accadrà in futuro, ossia il lavoro individualizzato. Questo è stato lo strumento, preceduto dall’analisi dei dati neuromuscolari del giocatore, che ha premiato Alessandro in una carriera lunghissima fino alla soglia dei 40 anni. Ci sono molti episodi che, a ripensarci, fanno venire la pelle d’oca. Me ne vengono in mente due in particolare: la serata del Bernabeu, dei due gol di Del Piero, e la serata dell’Allianz Stadium di Juve Lazio del 2011/2012. In quella partita aveva iniziato dalla panchina: sul risultato bloccato di 1-1, entrò Alessandro e su punizione decise la partita, cucendo sul petto una parte di Scudetto. Ricordo che anche il dopo partita fu molto emozionante».

In quelle stagioni Del Piero polverizzò tanti record, realizzando 63 reti in 169 presenze. Ma ci sono stati anche dei momenti complicati, difficili per l’attaccante affrontati insieme a lei?

«Forse la nostra forza è stata sempre quella di ottenere sempre di più di quello che avevamo. Il fatto di non essere mai contenti ci portava sempre a lavorare di più, ad alzare l’asticella. L’ultimo anno alla Juve è stato molto particolare. Vista l’età, Alessandro veniva gestito in maniera diversa da mister Conte ma lui voleva giocare. Quindi è stata un’annata molto dura: Conte lo impiegava titolare soltanto in Coppa Italia e questo ce lo disse sin dall’inizio. Dovevamo farci trovare pronti per quelle date lì. In campionato, invece, lo schierò un po’ meno da titolare ma fu determinante dalla panchina. Questo fu uno stimolo a dare di più: fummo contenti di essere protagonisti nella vittoria del campionato e di incidere nelle partite in cui venne fatto giocare. In quel periodo dovevamo trovare degli stimoli ad andare avanti: c’era una lotta con sé stessi per migliorare i propri dati. Non bisogna essere scontenti sul fatto di giocare poco, ma l’obiettivo di ogni giorno era quello di migliorare sé stessi».

Nel febbraio 2015, poi, è iniziato il suo rapporto lavorativo con l’attaccante Giuseppe Rossi. Le ha mai confessato qualcosa negli anni, di quella tripletta in Fiorentina-Juve del 20 ottobre 2013?

«È stato un momento particolare della sua carriera, ma lui non l’ha sottolineato in particolar modo. All’epoca era contento di quella tripletta, ma negli anni in cui abbiamo lavorato insieme non gli ha dato una risonanza particolare. Il popolo viola l’ha evidenziata tantissimo perché è arrivata contro la Juve. Le sei operazioni che ha subito hanno messo i bastoni fra le ruote alla sua carriera, che poteva essere ancora più brillante. Era cercato dal Barcellona, dal Real Madrid, dal Bayern Monaco e fu anche vicino alla Juve quando Del Piero andò via da Torino… Con lui sono stati due anni meravigliosi. Arrivava da cinque operazioni al ginocchio e, nel nostro periodo, Giuseppe non ha avuto infortuni. Sia a Firenze e sia a Levante, si è potuto esprimere al meglio. Questi successi avuti con Del Piero e Rossi non derivano dal caso, ma sono frutto di un allenamento studiato quotidianamente da dati scaturiti dalla macchina-atleta. Prima è importante studiare l’atleta, poi c’è l’allenamento».

Si ringrazia Giovanni Bonocore per la disponibilità e la cortesia mostrate in questa intervista

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