Guerra Ucraina, il calcio si schiera: questioni più importanti di una vittoria
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Guerra in Ucraina, il calcio si schiera: ci sono cose più importanti di una vittoria

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L’Europa si è risvegliata ieri più buia che mai: la guerra in Ucraina ha investito la nostra quotidianità con tremenda e cruda violenza. Lasciandoci il groppo in gola e gli occhi lucidi per le prime immagini dell’invasione russa, come d’altronde capita sempre in tragedie umane e umanitarie di queste tipo. La guerra è sempre guerra, ovunque e comunque, ma è logico che ci si senta più toccati perché il Vecchio Continente da anni non percepiva così da vicino il dramma.

Una follia criminale che il mondo del calcio (e dello sport in generale) ha severamente condannato ed è sbagliato pensare che questo non conti o non possa avere un peso. Il rispetto della tregua olimpica è d’altro canto un concetto che si tramanda dai tempi dell’Antica Grecia ed è confortante pensare che qualcosa, seppur possa magari essere una goccia nell’oceano, ogni sportivo possa fare.

Come nel caso di Roberto De Zerbi, il quale non ha voluto abbandonare il Paese per rispetto del calcio e del suo club, anche perché la Federazione ucraina ha sospeso con discutibile ritardo il campionato. O come Ruslan Malinovskyi, stella dell’Atalanta che ha voluto malgrado tutto scendere in campo, segnare una doppietta e mostrare al mondo un appello di pace.

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