LAVAGNA TATTICA - Che cosa Dzeko porterebbe alla Juve
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LAVAGNA TATTICA – Che cosa Dzeko porterebbe alla Juve

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La Juve fa sul serio per Edin Dzeko. Il bosniaco ha qualità che mancano ai bianconeri, ma ci sono anche alcune incognite tattiche

Sembra che l’arrivo di Edin Dzeko alla Juve sia molto probabile. Prima di addentrarci in questioni tecniche, va specificato come a Pirlo servisse una punta già solo per questioni numeriche: in attesa di sistemare l’uscita di Higuain, oggi i bianconeri hanno solo Ronaldo e Dybala, con quest’ultimo che non è neanche un giocatore in grado di fare una stagione da 4000′. Di conseguenza, c’è bisogno di una punta sana che ruoti con gli altri due. Nonostante l’età (34 anni), nella scorsa stagione il bosniaco ha fatto ben 3500′.

Dzeko serve anche per dare più soluzioni tattiche tanto alla Juve quanto a Ronaldo. Nella scorsa stagione, i bianconeri hanno faticato molto nel riempimento dell’area, soprattutto contro chi si difendeva basso. Si assisteva a un palleggio lento e sterile che produceva poche occasioni da gol. Ovviamente non è necessaria una prima punta classica per segnare tanti gol e rendersi pericolosi, ma a Sarri mancavano anche centrocampisti bravi nei movimenti senza palla. Non c’erano mezzali brave a buttarsi dentro per compensare la libertà tattica di Dybala e Ronaldo. Di conseguenza, in tanti match i bianconeri hanno peccato di incisività offensiva.

Un attaccante completo

Guardando le Heat Map di Dzeko, si può osservare come occupi quasi esclusivamente zone centrali del campo. La Juve avrebbe quindi un buon riferimento in mezzo, in grado di fungere come riferimento per un Ronaldo che, partendo da sinistra, svaria poi su tutto il fronte. In queste stagioni, Dzeko non sempre è stato un cecchino sottoporta: di solito, segna abbastanza meno rispetto agli Expected Goals che crea. E’ però costante la sua capacità di creare occasioni da gol. Se si escludono i rigori, nella stagione passata ha un indice di 0.67 Expected Goals, che è addirittura il dato più elevato del campionato (alle sue spalle ci sono Zapata e Ronaldo).

Inoltre, con lui e CR7 a riempire l’area, i bianconeri potrebbero utilizzare di più l’ampiezza per attaccare. L’ex Manchester City è infatti il quarto giocatore della Serie A per tiri di testa effettuati ogni 90′ (1.1). Dopo un anno in cui la Juve ha provato a sfondare solo con rapide combinazioni palla a terra, svuotando quasi le corsie esterne, oggi i bianconeri avrebbero anche la possibilità di utilizzare il cross come arma di rifinitura.

Sarebbe però oltremodo semplicistico stereotipare Dzeko come la classica torre statica che riempie l’area di rigore. Già le Heat Map dimostrano come si muova molto, venendo incontro anche in zone parecchio arretrate del campo per aiutare la manovra della squadra. E’ efficace in questi frangenti non solo perché utilizza ottimamente il metro e 93 di altezza, ma anche per la sua grande tecnica spesso sottovalutata. D’altronde, Spalletti disse che Dzeko è un giocatore unico perché le sue eccellenti qualità tecniche accoppiate ad un fisico straordinario gli permettevano di essere influente nel cerchio di centrocampo tanto quanto nell’area avversaria.

Non a caso, il bosniaco ha numeri tutt’altro che bassi in zona di rifinitura. Nell’ultimo campionato ha effettuato 7 assist in 2800′, con la bellezza di 0.19 Expected Assists ogni 90′ e 1.70 passaggi chiave.

Qui manda in porta Under con un pulitissimo filtrante.

L’aspetto interessante è che è stato a Roma che ha scoperto questa qualità in fase di assistenza, visto che in Inghilterra mai aveva superato i 3 assist a stagione. Qualcosa che dimostra come le evoluzioni dei giocatori siano tutt’altro che semplici da prevedere.

Dominio fisico

Questa tecnica si abbina a un fisico fuori dal normale, doti che rendono Dzeko cruciale per la risalita della squadra. Quando i difensori non hanno soluzioni di passaggio sul breve, spesso esasperano la verticalizzazione per il bosniaco. Ciò può avvenire in più modi: tramite lanci lunghi per sfruttare il suo dominio nel gioco aereo. Ma anche tramite passaggi bassi, visto che in quelle situazioni Dzeko può sfruttare un’altra sua grandissima qualità: la protezione spalle alla porta, con il marcatore sovrastato.

Quando il bosniaco riceve, ha poi grandi qualità nel girarsi, servendo bene i compagni in profondità o aprendo sugli esterni. In questi ultimi anni ha acquisito sempre più confidenza in questo tipo di giocata, ha grande pulizia nel gesto tecnico. E’ una costante delle partite della Roma l’immagine di Dzeko che viene servito dal basso, prevale fisicamente con il difensore e poi verticalizza.

Un esempio è l’assist contro la Fiorentina. Viene incontro addirittura nella propria metà campo, porta fuori posizione il difensore e serve Zaniolo in profondità.

L’ex Manchester City può quindi essere un’importante risorsa per la risalita. Qualsiasi difensore al mondo beneficia della possibilità di lanciare sulla propria prima punta quando mancano compagni liberi vicino, soprattutto se questo attaccante ha poi grandi qualità  tecniche e fisiche. Dzeko è quindi un importante “raccordo” nel fare progredire la manovra. Non stupisce che Conte, allenatore che si aggrappa quasi esclusivamente alle punte nella risalita del campo, lo volesse con forza nella sua Inter.

Le caratteristiche di Dzeko sembrano poter esaltare Ronaldo, consentendogli di aggredire bene la profondità. Nei frangenti in cui il bosniaco viene incontro, il portoghese potrebbe infatti attaccare, partendo defilato, gli spazi liberati dal compagno. Spesso si dice che l’ex Madrid abbia bisogno di un nove per esaltarsi. In realtà, viene valorizzato soprattutto dagli attaccanti come Dzeko: giocatori intelligenti tatticamente e con grandi capacità tecniche.

Un altro aspetto importante, pensando alla costruzione della rosa, è la compatibilità dell’ex Wolfsburg non solo con Ronaldo, ma anche con Dybala. D’altronde, la Joya e CR7 sono due giocatori che nella loro carriera hanno sempre preferito partner offensivi in grado di lavorare per loro assecondandone le caratteristiche.

I dubbi sul pressing

Le principali incognite riguardano invece il principale tallone d’Achille della Juventus di Sarri: il pressing offensivo, un aspetto in cui i bianconeri sono poco a proprio agio e dimostrano scarsa intensità. Nella sua prima conferenza, in modo coerente rispetto agli allenatori a cui ha detto di ispirarsi, Pirlo ha espresso il desiderio che le sue squadre sappiano recuperare palla velocemente, subito dopo averla persa.

Più volte qui abbiamo scritto sullo scarso apporto di Ronaldo nel pressing, situazione di gioco in cui il portoghese ha numeri veramente bassi. Il problema è che Dzeko non dà un contributo più rilevante, come dimostrano i dati di Calcio Datato.

Non sono quindi due attaccanti che semplicemente recuperano pochi palloni, ma sono punte che in concreto lavorano poco. Molto raramente applicano pressione sull’avversario, non riuscendo a indirizzare il gioco dei rivali. Avere due punte così fiacche difensivamente complica il lavoro di Pirlo, che dovrà applicare situazioni ad hoc per risolvere questi equivoci. Bisognerà scegliere con attenzione la squadra alle loro spalle, per coprire bene le proprie carenze. Sarà interessante valutare anche il contributo di Kulusevski in quelle situazioni: il Parma non era certo una squadra che pressava in avanti, ma lo svedese ha comunque mostrato numeri difensivi importanti nella scorsa Serie A. É stato addirittura il secondo giocatore per tentativi di pressione, quindi ha statistiche incoraggianti.

Insomma, Dzeko porterebbe qualità che alla Juve servono, tanto dal punto di vista tecnico che da quello numerico. Se sulla classe del giocatore c’è poco da dire, viene qualche dubbio se si pensa alle difficoltà che i bianconeri si portano dietro da un po’ di tempo. Soprattutto un’evidente mancanza di intensità in fase di non possesso che nella scorsa stagione si è rivelata un grosso handicap. Vedremo che cosa farà Pirlo per trovare una squadra corta ed equilibrata.

 

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