LAVAGNA TATTICA - La Juve fa buone cose con McKennie, ma non basta
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LAVAGNA TATTICA – Da McKennie arrivano le giocate migliori, ma non basta

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La Juve ha cercato di sfruttare i movimenti di McKennie per fare male all’Atalanta. Non è bastato per segnare

L’ennesimo crollo casalingo sembra condannare la Juve a un campionato di estrema sofferenza anche solo per il raggiungimento del quarto posto. Il paradosso è che la partita contro l’Atalanta, seppur colma di difetti, non è stata affatto la peggiore della stagione. Abbaimo visto la Juve giocare infinitamente peggio anche in partite vinte: ieri, nel complesso i bianconeri hanno creato abbastanza e hanno concesso poco (appena 4 passaggi chiave concessi alla Dea).  L’Atalanta nella ripresa si è molto abbassata, con i bianconeri che – per quanto più di inerzia che non di qualità – hanno dato vita a un forcing che però non ha pagato. Il fatto che (per la prima volta) l’Atalanta di Gasperini vinca a Torino forse con la prestazione meno buona del suo ciclo la dice lunga sull’impotenza raggiunta dai bianconeri.

Come al solito, la Juve ha totalmente rinunciato a pressare in avanti, abbassandosi parecchio (al contrario, la Dea effettuava il solito pressing offensivo molto orientato sull’uomo). I padroni di casa hanno adottato un 4-3-3 puro che ha creato i presupposti per fare male agli avversari. Gli attacchi si concentravano quasi unicamente a destra, dove vedevamo buone rotazioni tra Dybala e McKennie. Proprio il texano era l’uomo chiave, colui che doveva manipolare le marcature avversarie. Nelle intenzioni di Allegri, gli attaccanti dovevano portare fuori posizione i difensori avversari, con McKennie chiamato ad aggredire gli spazi che si creavano.

 

 

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Nel complesso, queste giocate sono riuscite abbastanza. La Dea ha faticato molto a leggere i suoi smarcamenti: proprio grazie a McKennie sono arrivate le due occasioni più importanti del match, con la Juve che ha messo prima Chiesa e poi lo stesso texano solo davanti al portiere. Per sfortuna di Allegri, queste azioni non si sono però concluse neanche con un tiro, visto che i giocatori dell’Atalanta hanno recuperato.

Le vediamo nelle due slide sopra. Nella prima, Morata, spalle alla porta, anticipa Demiral e serve bene McKennie, con il texano che lancia Chiesa. Nella seconda, è lo stesso ex Schalke che si butta dentro: la Juventus costruisce una bella azione grazie all’utilizzo del terzo uomo, con Dybala che viene incontro e serve Bonucci, il quale ha tempo e spazio per verticalizzare verso McKennie.

I bianconeri hanno sfruttato meno del dovuto queste situazioni. Se McKennie era lesto nel buttarsi dentro, l’altra mezzala (Rabiot) rimaneva spesso bloccata, così come Alex Sandro a sinistra. C’erano quindi azioni dove la Juve lanciava l’uomo in profondità, ma poi si concludeva tutto in un nulla di fatto perché l’area era troppo vuota.

Un esempio sopra: la Juve, con una giocata simile a quella che abbiamo visto precedentemente con McKennie, serve bene Cuadrado in profondità. L’area è però vuota: l’Atalanta ripiega bene mentre i giocatori della Juve sono lentissimi nell’occupare l’area di rigore. L’azione di conseguenza si blocca.

Nel finale, l’infortunio di McKennie (speriamo non sia nulla di grave) ha tolto molta imprevedibilità alla Juve. Allegri ha provato ad aggiungere un’altra punta (Kean), ma gli attacchi finali sono parsi più di inerzia che non di qualità.

Senza il texano nelle prossime partite, la Juve dovrà cercare di migliorare sensibilmente il livello della rifinitura. Gli smarcamenti di McKennie danno imprevedibilità a una Juve troppo spesso piatta, ma i bianconeri devono trovare di più il modo di aiutare i propri attaccanti. Morata è stato molto criticato ieri, ma non è semplice essere costantemente costretto a ricevere spalle alla porta, bassissimo e circondato da maglie avversarie. Oggi la Juventus è una formazione poco ambiziosa che non consente al talento di emergere, al contrario di un’Atalanta che ha dimostrato cosa voglia dire essere squadra.

 

 

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