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A Napoli un pareggio basilare in ottica Scudetto

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Fischi, insulti, un San Paolo ribollente di entusiasmo e carica, ma la Juve porta a casa un prezioso pari che trova una collocazione fondamentale nella corsa al sesto scudetto consecutivo

Un pre-gara durato un mese, avevano parlato proprio tutti, seminando il terreno con odi velenosi, sproloqui intollerabili, follie verbali, proclami allucinanti, e dulcis in fundo 1.200 agenti in tenuta da guerra per garantire l’incolumità del team juventino. Ma il calcio, per fortuna, si vive pienamente solo sul campo. Il tifoso bianconero, proprio per quanto appena citato, avrebbe voluto una Juve dominante, luccicante e vittoriosa con 4-5 gol di scarto sugli azzurri: non è andata così. Ma il pari del San Paolo è preziosissimo per almeno quattro chiarissime ragioni.

1 Il Napoli doveva fare la partita e l’ha fatta, ma la Juve ha saputo mettere in campo una buona organizzazione difensiva che ha dimostrato maturità, consapevolezza e forza mentale. Allegri l’aveva preparata proprio così, certo, sperava in cuor suo in qualche ripartenza più cospicua e ficcante, ma i match vanno interpretati mentre si gioca, visto che c’è anche l’avversario sul prato. In ogni caso, a parte il gol di Hamsik, i pericoli maggiori per la rete di Buffon sono giunti da due svarioni creati da Chiellini, 19° del primo tempo, Hamsik a lato, e il grave abbaglio di Asamoah con Mertens ad un centimentro dal gol. Il che la dice lunga sul fatto che la Juve ha sofferto, ma ha rischiato poco in zona difensiva.

2 Si sono viste due squadre che lottavano per due obiettivi diversi, i partenopei per fare la partita del anno, i bianconeri per raggiungere il titolo. Due differenze sostanziali, abissali, Per i primi serviva l’impresa atta ad infiammare il pubblico e a rivendicare l’odio per il traditore Higuain, per la Juventus un buon punto per giungere al sesto scudetto consecutivo che significa leggenda. Saper programmare significa anche saper soffrire sul prato verde e questo punto si rivela basilare verso l’obiettivo. A guardare la classifica poi, a otto giornate dal termine, lo splendente Napoli di Sarri è 10 punti 10 dietro ad Allegri, insomma non servono commenti ulteriori.

3 Allegri opera un rimpasto di formazione, con un Lemina discreto, la sua migliore prestazione in una stagione grigia, ucciso da tutta la critica. Cambiamenti non creati per volontà del Mister, ma per fattori oggettivi. Dybala e Cuadrado erano rientrati solo giovedì sera e si erano allenati venerdì in mattinata, e si è vista la loro scarsa incisività quando sono entrati, soprattutto la mezz’ora nulla del colombiano. L’argentino, reduce da una contrattura, giustamente non andava rischiato, Mandzukic è sceso in campo menomato dal problemino al ginocchio, Marchisio non è al meglio, serviva quindi gestire forze e dispendi fisico-mentali dopo la sosta delle nazionali che ha sancito il grave infortunio di Pjaca, unica rotazione in un attacco che, al momento, non può contare su ulteriori alternative. Anche in questa ottica Mister Allegri, giustamente, si è trovato a gestire uomini e aspetti tecnici. Lo stesso allenatore avrebbe voluto una Juve pronta a capovolgere il fronte d’attacco, ma il Napoli ha fatto meglio in sede di pressing e ribaltamento d’azione, sfoderando più dinamismo e facendo sembrare la truppa bianconera rinunciataria. Al netto di tutto ciò il Napoli non è riuscito a battere la Juventus.

4 Aprile è un mese decisivo, la Vecchia Signora si trova in tutte e tre le competizioni, campionato, Coppa Italia e Champions, un fattore che, a priori, tutti i tifosi hanno sempre desiderato. Essere competitivi e pronti sul pezzo in primavera era un diktat, bene ci siamo. Questo sarà un periodo determinante per giungere agli obiettivi, serviranno sacrifici da parte di tutti per mettere in bacheca risultati importanti.

 

 

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