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Trezeguet e il suo amore per la Juventus: «Ecco perché sono sceso in Serie B»

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L’ex attaccante si racconta. David Trezeguet ha parlato della sua carriera e della sua avventura alla Juventus

La Juventus, nel corso della sua ultracentenaria storia, ha avuto tanti bomber. Uno dei più prolifici sicuramente è stato David Trezeguet. L’ex attaccante francese, ambasciatore bianconero, ha parlato a “Premium Sport“, raccontando la sua carriera. Il centravanti ha raccontato i suoi inizi e ha parlato anche della sua esperienza a Torino. Così Trezegol: «Ho iniziato a giocare nel Platense ma non fu un’esperienza positiva. Quando vai in una squadra devi rispettare regole, ordini, non è come giocare con gli amici. Così decisi di andare via. Poi tornai a giocare e a 15 anni andai in prima squadra».

IL MONACO – «Feci un provino per il PSG prima di andare al Monaco. Fu un’esperienza bellissima. Il primo allenamento al PSG era alle 18 ma io avevo così tanta voglia che mi sono presentato alle 14. Trovai Weah che stava svuotando l’armadietto per andare al Milan e mi disse che gli era piaciuto il fatto che fossi arrivato in anticipo.Poi sono andato al Monaco, dove ho stretto una forte e bellissima amicizia con Henry».

IL MONDIALE DEL 1998 – «Ricordo il mio primo gol, contro l’Arabia Saudita. Poi la vittoria ai rigori, nei quarti, contro l’Italia. Non pensavo al fatto di avere 19 anni o allo stadio pieno: sono andato a tirare e mi è andata bene. Vincere il Mondiale è stato fantastico. Ho vinto il trofeo più importante a 20 anni e non era facile poi riprendersi e ripartire mentalmente».

LA JUVENTUS – «La Juve nel 2000 voleva acquistarmi. Conoscevo Zidane e Deschamps e chiesi a loro delle informazioni sull’ambiente e sul modo di ragionare della società. Appena sono arrivato ho capito subito dove mi trovassi perché la Juve rappresenta qualcosa di molto importante in Italia e nel mondo. Con Ancelotti non giocavo molto ma ho avuto un buon rapporto. Io ho sempre pensato a lavorare duro per farmi trovare pronto. Il primo Scudetto è stata una bella emozione.Dopo la partenza di Inzaghi Lippi mi aveva scelto per far coppia con Del Piero. Il mister mi disse che avrei dovuto fargli un regalo se avessi fatto più di 30 gol. Ne feci 35. Arrivò lo Scudetto nell’anno del famoso 5 maggio. Fu stupendo. In più riuscì a vincere la classifica cannonieri: fu una sensazione unica. Sicuramente la vittoria del primo Scudetto è l’emozione più bella».

CAPELLO E LA SERIE B – «Fu interessante lavorare con Capello. Poi arrivarono tanti campioni e l’obiettivo era la Champions. Il mister parlava poco ma sapeva come farsi capire anche con poche parole. Calcipoli? Restare alla Juve voleva dire ritrovarsi a disputare un campionato di Serie B con 16 punti di penalizzazione. Io devo molto alla Juve e sentì in quel momento di dover dare qualcosa. Ho preferito restare perché avevo un rapporto molto stretto con la società e con i tifosi. Champions? E’ la delusione più grande. Ho giocato la finale del 2003 contro il Milan e purtroppo ho anche sbagliato il rigore. Quando giochi pensi sempre che ci sarà una rivincita, invece purtroppo non c’è stata».

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