Vignola: «L'addio di Platini e il peso della 10 bianconera» - ESCLUSIVA
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Vignola: «L’addio di Platini e il peso della numero 10 bianconera» – ESCLUSIVA

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Beniamino Vignola è stato un giocatore essenziale per la Juventus: il suo ricordo di Platini in campo e fuori, con alcuni cenni all’attualità

Beniamino Vignola è stato uno dei giocatori che hanno segnato alcuni successi dell’epopea dei bianconeri negli anni ’80. Una squadra in cui il leader indiscusso era Michel Platini. Il 17 maggio 1987 Le Roi giocò la sua ultima partita in bianconero, vinta per 3-2 contro il Brescia. Vignola, in esclusiva ai microfoni di Juventusnews24, racconta quella giornata, spaziando tra tanti temi in casa bianconera.

La Bundesliga è scesa in campo in questo weekend, mentre la soluzione italiana è più ingarbugliata. Pensa si andrà verso la ripresa della Serie A, dove ancora ci sono tante polemiche e discussioni?

«Più che tante polemiche ci sono tante discussioni, parliamo di un calcio che non è più quello di due mesi fa, il che è difficilmente comprensibile visto le logiche da attuare adesso. Credo che il primo punto di cui tener conto adesso sia quello della salute, quindi è chiaro che il resto è secondario. Stiamo parlando di un campionato che con le normative sanitarie che dovrebbero essere attuate, diventa un calcio un po’ diverso. Abbiamo visto la Bundesliga, a spalti vuoti, con delle normative che costituiscono un po’ un controsenso, dato che quello che si verifica in panchina non si verifica sul campo. Sono diversità di misure illogiche. Vedere le distanze in panchina mentre due metri più in là si gioca una partita di calcio, è un po’ un controsenso».

17 maggio del 1987: l’ultima partita di Platini con la maglia della Juve, vinta per 3-2 contro il Brescia. Cosa ricorda in particolare di quella gara? Ci fu un addio particolare tra voi compagni?

«È stato un addio un po’ amaro quello di Michel per la Juventus. Fu una partita giocata normalmente, una brutta partita, c’era brutto tempo. Alla fine ci fu un brindisi nello spogliatoio tra noi giocatori; normalmente il brindisi è per una cosa piacevole, una cosa che inizia, mentre lì era un addio per un giocatore che per la Juventus era stato di fondamentale importanza per tutti quegli anni. Non ci fu un addio particolare, perché non ci fu modo».

Platini ritirato a soli 32 anni, impensabile per il calcio di oggi. Cosa aveva di speciale il campione francese?

«Lui era una persona normale, poteva sembrare un po’ distaccato. Nella vita di spogliatoio, d gruppo, era molto normale. Ha dimostrato tutto il suo valore, per quanto era, solamente sul campo. Lui, Boniek e Laudrup sono tra i giocatori stranieri più intelligenti arrivati in Italia ed hanno dimostrato anche nel dopo carriera quello che era il loro valore. Si sono integrati benissimo ed hanno dato tantissimo per questa società ed il loro ricordo rimarrà indelebile».

Una storia, quella della Juve, infarcita da grandi numeri 10. Lei considera Platini il migliore di questa lunga serie?

«Parlare dei numeri 10 della Juventus è un po’ difficile, figuriamoci individuare il migliore. Ne sono passati tanti, da Baggio, Del Piero, Sivori, tutti giocatori che hanno lasciato il segno. In epoca più recente anche Tevez e Pogba, giocatori sicuramente stratosferici. Difficile stilare una classifica, ma Platini è sicuramente da podio. E’ arrivato in un momento in cui la Juventus stava cambiando il suo vestito ed è riuscito a dare tanto a livello internazionale. Non possiamo dimenticare nemmeno Brady, un giocatore importanti. Platini lo metto sul podio, aveva colpo e genio, ha vinto tre volte la classifica cannonieri in Italia, non è poco».

E quella volta che indossò la sua numero 10?

«Ho avuto la fortuna di intermezzarmi in qualche partita importante della Juventus quando Michel non c’era. E’ una maglia pesante che ti dà grande onore nell’indossarla, conoscendo i giocatori che l’hanno indossata prima di te. Io ho avuto la fortuna di portarla, di fare gol, di segnare un rigore al 90’ ed è stato per me motivo di grande soddisfazione».

In bianconero 18 gol, ma uno su tutti, quello contro il Porto in Finale di Coppa delle Coppe. Sono passati da poco 36 anni. La sua rete più importante?

«Sì, per l’occasione in cui è stato segnato. In una finale di Coppa europea, un gol che si rivede ancora oggi che fa capire quanto è importante. Un gol che ha portato un trofeo a casa Juventus, il che mi rende molto orgoglioso. Quella maglia numero 7 ora è esposta allo Juventus Museum. Io e quella maglia siamo riusciti a ritagliarci una storia importante nella storia di questo club».

Centrocampo Juve: si vocifera di una rivoluzione nella mediana bianconera in questa estate. Lascerebbe andar via Pjanic per un giocatore come Arthur? Cosa pensa di Tonali? Troppo presto per la Juve?

«Tonali è un giocatore emergente, come lo era Barella l’anno scorso. A Brescia ha fatto vedere grandi cose. Parlare di Juventus è un po’ difficile, si dovrebbe pensare quindi soprattutto in prospettiva. Per quanto riguarda Pjanic, ha dimostrato già tanto in questa Juventus, e la società guarda molto lontano. Guarda lontano, ma soprattutto guarda al presente, ci vogliono giocatori pronti. La scorsa estate sono arrivati giocatori che dovevano essere importanti, perché non ci dobbiamo dimenticare di Rabiot e Ramsey. La Juve li aveva presi pensando che potessero importanti, quindi ci sta che la prospettiva della Juve sia ancora su questi giocatori. C’è Bentancur, quindi giocatori giovani che hanno dimostrato il loro valore e che possono fare ancora molto bene».

Chi non è in discussione invece è Cristiano Ronaldo. Come valuta il suo impatto in bianconero? Lo ritiene già all’altezza delle leggende bianconere, o manca ancora qualcosa?

«Ha fatto molto, è stato bravo nell’inserimento, grazie alla sua classe e al suo talento si è inserito in maniera brillante. Cosa manca per essere nell’Olimpo bianconero? Bisogna, oltre a vincere lo Scudetto che alla Juve è sempre importante, bisogna arrivare in alto in qualche coppa europea, diciamo che il suo acquisto era votato ad una riconquista di un trofeo che manca da tanto tempo. Quest’anno c’è stato questo stop, ma poteva essere l’anno buono L’anno scorso ci si è fermati di fronte all’Ajax, quindi ci vorrebbe ‘quella’. Sicuramente avrebbe un valore maggiore, per quanto riguarda la Juventus».

Si ringrazia Beniamino Vignola per la disponibilità e la cortesia mostrate in occasione di questa intervista

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