Agnelli Juve, la rinascita e il declino: storia di 12 anni di presidenza
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Agnelli Juve, dalla rinascita al declino: storia dei 12 anni di presidenza

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Agnelli Juve, dalla rinascita bianconera fino al declino che ha portato alle dimissioni: storia dei 12 anni di presidenza

Si è concluso dopo poco più di 12 anni il mandato di Andrea Agnelli come presidente, con le dimissioni consegnate dall’ormai ex presidente bianconero nella serata di lunedì 28 novembre. Un fulmine a ciel sereno che ha turbato l’ambiente Juve in un momento in cui la squadra è ferma per lasciare spazio al Mondiale. E’ finita così l’epoca del presidente più vincente della storia juventina, capace di portare a casa un trofeo dietro l’altro in Italia, sfiorando a più riprese anche il trionfo europeo, accarezzando solamente quella Champions che nella bacheca del club manca ormai da più di 26 anni. Proviamo a ripercorrere, in poche righe, quanto si è vissuto negli ultimi 12 anni.

IL RILANCIO

Andrea Agnelli viene nominato ufficialmente presidente il 19 maggio del 2010, nel finale della prima delle due stagioni consecutive chiuse al settimo posto, succedendo a Jean-Claude Blanc, che era stato nominato da John Elkann solo qualche mese prima e andando a ricoprire quella carica che in passato era stata anche dell’Avvocato (lo zio) e del Dottore (il papà di Andrea). Nella prima vera e propria stagione con il figlio di Umberto alla guida, la Vecchia Signora concluderà nuovamente al settimo posto, fuori da tutte le coppe europee per la prima volta dopo un ventennio, ma gettando le basi dei successi che arriveranno di lì a breve. E’ l’anno in cui in panchina siede Luigi Del Neri, ma che vede allo stesso tempo l’arrivo nei quadri dirigenziali di due figure come Beppe Marotta e il suo fido braccio destro Fabio Paratici, strappati di forza ad una Sampdoria che nella stagione precedente aveva chiuso al quarto posto con i preliminari di Champions.

L’APICE (SCUDETTI A RAFFICA E CHAMPIONS SFIORATA)

Nell’estate del 2011 il ritorno alla base di Antonio Conte, che dopo essere stato capitano di tanti trionfi fu richiamato per riportare nell’ambiente quel senso di appartenenza alla Juve che era mancato negli anni prima. Impresa che, come tutti ben sappiamo, è riuscita perfettamente in campo italiano, dove sono arrivati tre scudetti consecutivi (il primo trionfo per Agnelli quello del 2012, l’anno delle zero sconfitte in campionato e dell’esordio allo Stadium, il “ritorno a casa”) e due Supercoppe Italiane. Nel 2014 la tumultuosa separazione con l’allenatore leccese, dovuta a divergenze di vedute sul futuro, che andrà a rovinare il rapporto con il presidente, mai poi del tutto ricucito. Per Andrea e la sua Juve inizia quindi l’era Allegri, che porterà altri cinque campionati in bacheca, oltre a quattro Coppe Italia e un paio di Supercoppe Italiane. A lasciare l’amaro in bocca sono però le finali di Berlino e Cardiff che avevano illuso la Signora di poter tornare sul tetto d’Europa, salvo poi doversi arrendere al Barcellona prima e al Real poi. Ma sono anche gli anni degli arrivi di giocatori che scriveranno pagine importanti della recente storia di Madama come Pirlo, Pogba, Tevez, Higuain e, soprattutto, Cristiano Ronaldo, quello che doveva essere l’all-in per la coppa dalle grandi orecchie. Ma, come sappiamo, il colpo CR7 è riuscito solamente in parte.

IL FINALE AMARO

Nel 2019 i primi segni di un declino inevitabile per la Juve. Dopo l’addio di Marotta a fine 2018, il comando per le scelte di campo passa nelle mani di Paratici che, coadiuvato da Nedved, decide di puntare su Maurizio Sarri per sostituire un Allegri salutato dopo la cocente uscita in Champions contro l’Ajax. Il feeling con l’ex Napoli non scatterà mai, nonostante uno scudetto (l’ultimo per ora) portato a casa con una pandemia di mezzo, che contribuirà a dare un colpo pesante alle finanze del club, oltre ad alcune mosse che, in questi ultimi mesi, sono finite nel mirino della Procura di Torino, che ha voluto indagare sui movimenti finanziari tenuti dalla società. Salutato Sarri senza troppi rimpianti, Agnelli decide di riprendere il comando e, in prima persona, nomina a sorpresa Andrea Pirlo come nuovo allenatore. Una scelta che nessuno si aspettava, visto che l’ex regista era arrivato solo una settimana prima alla guida dell’Under 23. Il mercato porta con sé le polemiche del caso Suarez, quello dell’esame falsato dall’Università per Stranieri di Perugia per consentire al bomber uruguaiano di acquisire in tempo il passaporto italiano. Una situazione in cui non si è poi trovato il supporto dei tifosi, freddi già da tempo anche a causa della decisione di escludere le parti più calde del tifo dallo Stadium, lì dove erano aumentati anche i prezzi dei biglietti. Pirlo porterà in bacheca una Supercoppa e una Coppa Italia, oltre al quarto posto, ma senza mai convincere del tutto. Quindi nell’estate 2021 il nuovo cambio alla guida, con il ritorno di quell’Allegri mai del tutto dimenticato dal presidente, con il quale tanto forte era diventato il rapporto di stima ed amicizia. Nuovi flop in Europa, la “distrazione” Superlega a portare il presidente sempre più lontano e freddo sulle questioni di campo e un campionato che non ha mai visto la Juve in lotta per lo Scudetto sono solo il contorno di un percorso che ha poi portato a quanto successo l’altra sera. Una chiusura inaspettata e probabilmente immeritata per quanto vinto, ma tant’è la storia tra Agnelli e la Signora si è andata a concludere in una fredda serata di fine novembre senza neanche troppi ringraziamenti.

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