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La Juve si perde sulla strada del Benevento. Andrea, chi te lo ha fatto fare?

La Juve a Benevento non va oltre il pari. Comincia bene ma non chiude il match e alla fine non merita di vincerlo. L’analisi
Così non va. Lo sa bene Pirlo, lo comprendono di certo i suoi calciatori. E non perché la Juventus abbia rimediato solo un pari anche nella trasferta di Benevento, ma perché nel computo dei novanta minuti i bianconeri non hanno meritato di vincere.
Eppure l’inizio di gara era stato abbastanza convincente, e la manovra fluida e pungente al punto di immaginare un finale ben diverso. I momenti buoni, però, vanno sfruttati a dovere perché senza far goal le partite rischiano di rimanere piatte, non si sbloccano e non si portano a casa.

«Ho detto ad Andrea prima della gara ‘Chi te lo ha fatto fare?’», ha raccontato SuperPippo, legato a Pirlo da una sincera amicizia. Inzaghi sa bene quanto un allenatore sia facile bersaglio nei momenti di grande cambiamento dei club, nel passaggio di testimone tra un ciclo generazionale e un altro. E che, in un grande club, si chieda comunque di ottenere il risultato, senza possibilità alcuna di scendere a compromessi col tempo.

Dybala stecca ancora e Morata non basta
Anche a Benevento ha deluso in parte Dybala: apparso poco sereno nei momenti decisivi del match, come uno che fatica a tenere sulle spalle il fardello di chi – anche quest’anno – è in discussione per un posto in squadra. E Morata, che sembra rinato da quando è tornato a vestire la maglia bianconera, non è bastato alla Juve per tornare a casa con il bottino pieno. Non ci sarà nel prossimo match con il Torino, perché espulso per proteste nel concitato finale di gara.

L’assenza del portoghese ha ricordato quella della passata stagione a Lecce (anche in quel caso finì 1-1) e ha fatto riemergere quello stesso retrogusto di valutazione sbagliata sull’impegno. «Già mercoledì aveva avuto un problemino e ha voluto stringere i denti – ha chiarito Pirlo -. Abbiamo deciso di farlo riposare, era stanco e ha bisogno di recuperare». E poi: «Queste partite vanno vinte anche senza Ronaldo».
Il tecnico bianconero smorza così sul nascere eventuali polemiche sul turno di riposo concordato con Cristiano, come un vero fuoriclasse «da sempre abituato alle pressioni». In realtà, ci fosse stato anche in panchina, CR7 avrebbe certamente dato una mano sul piano caratteriale ai compagni, un po’ come ha provato a fare Bonucci, che evidentemente non è ancora così pronto per tornare in campo da protagonista.
La Juve o si ama o si odia

Mercoledì c’è la Champions, i record sono tutti importanti e un successo vale comunque tre milioni di euro anche se la qualificazione agli ottavi è già acquisita. Il match con la Dinamo Kiev, insomma, va giocato seriamente. Ma in questo momento storico della stagione i tre punti a Benevento avevano un valore specifico maggiore.
Perché, in quell’Italia in cui la Juve o si ama o si odia, il decimo Scudetto consecutivo è un obiettivo primario: sarebbe il raggiungimento ideale a una stella che per troppo tempo è stata messa in discussione dai non protagonisti e che sarebbe motivo di grande orgoglio per chi, nel frattempo, ha compreso bene che nella Juve «vincere non è importante, è l’unica cosa che conta».
Benevento-Juve per Andrea Pirlo: la frase che rimane
