Conte flop in Europa e in TV: alla Juve non manca, aveva ragione Agnelli
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Conte flop in Champions e in TV: alla Juve non manca, aveva ragione Agnelli

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Conte flop in Champions e in TV: alla Juve non manca, aveva ragione Agnelli. Il tecnico nerazzurro mostra una volta di più i suoi limiti

Certe cose sembrano destinate a non cambiare mai. L’inadeguatezza del calcio di Antonio Conte al contesto europeo, per esempio. Il tecnico dell’Inter ha raccolto ieri l’ennesimo fallimento della sua carriera in Champions League. I nerazzurri chiudono il gruppo B all’ultimo posto dopo lo 0-0 soporifero di San Siro con lo Shakhtar Donetsk, mancando così anche l’atterraggio di emergenza in Europa League (competizione cavalcata l’anno scorso fino alla finale persa col Siviglia) e schiantandosi rovinosamente al suolo. Un risultato reso ancora più indigesto dai maxi investimenti fatti dalla dirigenza nerazzurra, in piena coerenza con le richieste dell’allenatore, nelle ultime due stagioni.

L’inadeguatezza di Conte in Europa

È l’ennesimo fallimento del tecnico salentino nella massima competizione europea per club che non l’ha mai visto andare oltre i quarti di finale, raggiunti in una sola occasione sulla panchina della Juventus (fu sconfitto per 2-0 sia allo Stadium sia all’Allianz Arena dal Bayern Monaco). Molti addetti ai lavori sono convinti della scarsa efficacia del gioco proposto da Conte su scala europea, troppo legato all’impostazione della difesa a tre e poco flessibile a variazioni del copione principale in corso d’opera. Ma il problema di fondo parrebbe più legato ad un aspetto mentale, che spiegò molto bene Allegri quando approdò sulla panchina bianconera succedendo proprio a Conte: «La prima volta che sono arrivato alla Juventus e ho giocato una partita di Champions, c’era gente che era bianca come questo pallone, non le strisce nere ma quelle bianche perché aveva paura di giocare con il Malmo». Come un eccessivo senso di pressione e responsabilità deleterio in una competizione in cui, storicamente, ad avanzare e chi propone e gioca con ragionata spregiudicatezza.

Il flop è anche davanti ai microfoni

Ma il peggio di sé Conte lo ha “regalato” davanti ai microfoni. Tragico collegamento con Sky Sport in cui la frustrazione e l’indisposizione del tecnico hanno finito per alterare persino gli ospiti in studio. Sarcastico silenzio in non-risposta a Fabio Capello, che gli chiedeva conto della poca cattiveria dimostrata dalla sua squadra sino all’invito a «pensare prima di parlare» alla domanda della conduttrice Anna Billò. L’atteggiamento del tecnico è stato aspramente criticato dagli ospiti in studio dopo il collegamento. «Per il peggio di stasera avrei voluto dire l’inter, ma devo dire Conte. Esprimo delusione per come Conte ci ha trattato. Non ci ha rispettato. Sono molto deluso da Antonio», attacca Costacurta. Gli fa eco Paolo Condò: «Conte mi sembra antico. Sempre con questa mistica del tutti contro di me. Il calcio si è evoluto nel frattempo e si è evoluto verso la qualità, verso i giocatori di qualità. E io direi alla società, per inciso, di prestare Eriksen e non di venderlo». E infine il carico da 90 lo mette proprio Capello: «Gasperini è un allenatore ragazzi. Intelligente. Ha capito che doveva cambiare qualcosa tatticamente, ha capito che non poteva giocare come l’altro anno. È questa la forza dell’allenatore. Allegri è uno che cambiava tatticamente, che leggeva la partita. E mi fermo qui». Ciò che sorprende negativamente è la recidività di Conte a un certo tipo di atteggiamenti irritanti davanti alle telecamere.

Agnelli aveva ragione: alla Juve non manca

Torna in mente la lungimirante scelta di Andrea Agnelli di due estati or sono. Il presidente della Juventus decise non avallare il ritorno di Antonio Conte sulla panchina della Juve, preferendogli Maurizio Sarri. Per quanto l’esperienza del tecnico toscano a Torino sia stata breve e solo in parte vincente, va sottolineato come il presidente bianconero abbia ormai intrapreso una strada volta all’espressione di un calcio europeo e ad una gestione estranea a un certo tipo di dinamiche mediatiche. Questo senza negare e dimenticare la vitale importanza che Conte ha avuto nel risorgimento bianconero post Calciopoli, in una dimensione sicuramente a lui più congeniale. Alla Juve, ora, non manca.

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