Gaetano Scirea nel cuore del mondo Juve: 6 ricordi sulla Leggenda
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Gaetano Scirea nel cuore del mondo Juve: 6 ricordi sulla Leggenda bianconera

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Gaetano Scirea nasceva oggi, il 25 maggio del 1953. 6 ricordi sulla Leggenda che ha scritto la storia della Juventus

Il 25 maggio 1953 è una giornata incisa a fuoco nella memoria e nella storia della Juventus. A Cernusco sul Naviglio, nasceva Gaetano Scirea, Leggenda bianconera capace di scrivere pagine indimenticabili per la Vecchia Signora dal 1974 al 1988. Un simbolo, un esempio per grandi e piccoli, con i valori di gioco e di umanità trasmessi in campo e fuori dall’ex difensore.

Con la Juve Scirea collezionò ben 552 presenze e 32 reti in 14 stagioni, vincendo 7 Scudetti, 2 Coppe Italia, 1 Champions League, 1 Coppa Intercontinentale, 1 Coppa Uefa, 1 Coppa delle Coppe ed una Supercoppa Uefa. Una carriera che lo ha fatto entrare di diritto nella hall of fame dei calciatori più amati e gloriosi dell’intera storia juventina. 6 il numero di maglia tatuato sulla sua schiena, 6 come i ricordi dell’indimenticato Gaetano.

IL PRIMO PENSIERO. La notte, quella tragica notte del 3 settembre 1989, fu il giornalista Sandro Ciotti a dare l’annuncio della morte di Gaetano a La Domenica Sportiva. Brividi, sgomento, incredulità accompagnarono le sue parole: «È inutile spendere parole su un uomo che si è illustrato da solo per tanti anni su tutti i campi del mondo, che ha conquistato un titolo mondiale con pieno merito e che era un campione non soltanto di sport ma soprattutto di civiltà».

UMILTÀ. Negli anni, poi, a ricordarlo sono stati i suoi ex compagni di squadra, che hanno sempre speso parole importanti nei suoi confronti. Il minimo comune denominatore è sempre stato il termine ‘umiltà, a descrivere le qualità extra-campo di Gaetano. Così, con una lettera emozionante, lo aveva ricordato Marco Tardelli. «Era uno dei giocatori più forti del mondo, ma era troppo umile per dirlo o anche solo per pensarlo. Il suo essere silenzioso e riservato forse gli toglieva qualcosa in termini di visibilità, ma certamente gli faceva guadagnare la stima, il rispetto e l’amicizia di tutti, juventini e non. Questo non significa che fosse un debole o che non avesse niente da dire: al contrario, era dotato di una grande forza interiore e sapeva parlare anche con i suoi silenzi».

SEMPRE PRESENTE. Umiltà sì, ma anche il vuoto, la mancanza, la voglia di tornare ad abbracciarlo. Nel 2009 a Repubblica, Dino Zoff espresse le sue emozioni pensando all’amico Scirea, con un velo di tristezza ad accompagnare parole dense di significato. «Gaetano torna sempre. Lo penso a ogni esagerazione di qualcuno, a ogni urlo senza senso. L’esasperazione dei toni mi fa sentire ancora più profondamente il vuoto della perdita. Gaetano mi manca nel caos delle parole inutili, dei valori assurdi, delle menate, in questo frastuono di cose vecchie col vestito nuovo, come canta Guccini. Mi manca tanto il suo silenzio».

ESEMPIO DI VITA. E chi lo ha allenato per ben 10 anni sa quanto Gaetano sia stato speciale. Dal 1976 al 1986, Giovanni Trapattoni ha guidato la Juventus dalla panchina, vedendo in Scirea il perfetto punto di riferimento della squadra. «Gaetano Scirea era un campione. Gli dicevo: “Gai, ma buttalo giù!” E lui: “Mister, lo sa che non ci riesco!”» aveva confessato il Trap nel 2003 al Corriere della Sera, svelando anche il lato umano in campo dell’indimenticato numero 6. E ancora, qualche anno più tardi nel 2009 a Che Tempo Che Fa, Trapattoni disse: «Scirea, con Gianni Rivera, penso sia stato il più grande calciatore italiano, è stato un esempio di vita e di gioco».

DI GENERAZIONE IN GENERAZIONE. L’esempio di vita portato da Scirea è stato tramandato fino alle generazioni future. In casa Juve, infatti, i valori trasmessi da Gaetano sono stati conservati con cura, come un mantra da seguire per onorare il DNA bianconero. Lo ha sempre saputo Alessandro Del Piero che, a Sky Sport, raccontò gli insegnamenti che Scirea ha lasciato a tutti noi. «Lo racconterò ai miei figli, sì, perché è giusto non dimenticare. Racconterò quello che ha lasciato, quello che è stato ed è ancora oggi per tutto il popolo juventino e per il calcio italiano in genere, una persona che ha avuto sempre rispetto di tutti, si è comportato in modo esemplare e gode tutt’ora della massima stima da parte di tutto il mondo sportivo, non solo dei tifosi juventini. Mi piacerebbe che i bambini oggi mi vedessero come io vedevo lui allora».

STESSA FASCIA. La fascia da capitano indossata da Scirea, oltre che da Del Piero, è indossata ora alla Juventus da Giorgio Chiellini. Stesso ruolo, difensore, stesse responsabilità nel guidare la squadra verso la vittoria. All’evento #SkyBuffaRacconta a Torino nel 2018, dedicato proprio a Gaetano, Chiellini rispolverò i suoi ricordi. «Non ho avuto la fortuna di veder giocare Scirea, ero troppo piccolo. Ma appena arrivato alla Juve i suoi insegnamenti mi sono stati tramandati. E ho deciso di portare avanti i suoi valori. Il calcio di strada, che ho vissuto anche io, era parte della quotidianità una volta. Oggi non è più così, ecco perché vogliamo tramandare questi valori perché siamo ascoltati più dei genitori e degli insegnanti. Magari la sera dopo il videogioco e le ‘cavolate’, le nuove generazioni potranno leggere e pensare anche alle cose importanti».

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