3-0 alla Lazio: la Juve di Allegri adesso c'è
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3-0 alla Lazio: la Juve di Allegri adesso c’è

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Juve vittoriosa 3-0 contro la Lazio: ora la squadra di Allegri c’è. L’editoriale dopo la vittoria dell’Allianz Stadium

Juventus-Lazio ha molte ragioni per essere letta come l’ennesimo capitolo del duello tra Allegri e Sarri, con il primo che di solito incarta il secondo, lasciandogli il possesso palla e andando all’incasso con le virtù che sa esprimere la sua Juve: solidità, spirito di squadra, concretezza, efficacia, tutte cose che le statistiche riescono a tradurre con una certa fatica. Vedo però non interessare più molto dal punto di vista filosofico-culturale il confronto tra due scuole di pensiero che juventinamente abbiamo vissuto proprio nel passaggio di testimone tra loro due. Un po’ perché il calcio cambia più velocemente della nostra capacità di definirlo una volta per tutte. E poi certe categorie interpretative (come quella dei giochisti, dei risultatisti) sono molto meno forti di quel che sembrano e quella del Sarrismo più di ogni altra, visto che l’unica volta che in Italia ha vinto qualcosa si è trascorso quasi tutto l’anno accusando l’allenatore di non esserlo abbastanza. Fino ad arrivare al paradosso della squadra vincente e “non allenabile”, secondo i dettami del Comandante, un’antitesi che a praticarla fino in fondo dovrebbe portare a qualche riflessione aggiuntiva e nel caso pure barlumi di crisi di coscienza in chi ormai ha eletto gli allenatori a nuovi guru fino a sostituire i nomi delle squadre con coloro che li guidano dalla panchina. Ma questo è un discorso ampio, da pausa Mondiale che trascorreremo un po’ più sereni perché 6 partite fa avevamo 18 punti in meno, pensavamo che bastasse un Monza per far saltare la nostra difesa (con tutto il rispetto), eravamo stati fortemente ridimensionati sul piano europeo ed eravamo ottavi in classifica.

Oggi siamo stati capaci di fare 6 vittorie su 6, non si è più incassato un gol, in Europa giocheremo nella competizione minore piena di belle squadre con le quali misurarsi salvo scivoloni immediati e siamo terzi, laddove per molti anche solo l’approdo alla Champions League sembrava un’utopia a meno di buttare giù il mister dalla torre. E, invece, senza alcun pregiudizio, bisogna riconoscergli che la barca l’ha raddrizzata in un campionato dove tutte le grandi sono colpevoli di qualche peccato e il Napoli è meritevole di ogni cosa, come certifica l’abisso che registra la sua classifica da quella della concorrenza e che per noi è rimasto invariato. Juventus-Lazio è stata il secondo tempo di Juventus-Inter. In mezzo c’è stato l’intervallo di Verona (chissà, sarebbe bello un giorno poter dire che è stata la partita più importante di tutte, ma sono quelle frasi esagerate con le quali si ricordano le grandi rimonte…). Proprio come contro i nerazzurri, la Juve è cresciuta nella ripresa, anticipando però prima del riposo il gol dell’1-0, lasciando campo e palla alla Lazio e colpendo con chi in questo momento è più in fiducia: Rabiot e Kean. Nomi che premiano la capacità di andare improvvisamente in profondità e che sono testimonial di un miglioramento individuale che riguarda non pochi uomini della rosa. E se volete, anche di una “selezione”, perché Locatelli e Fagioli in questo momento (e probabilmente sempre) ci danno molto più di Paredes e McKennie e la difesa a 3 è la soluzione giusta. Nella ripresa si è avuta probabilmente la migliore Juve di quest’anno e se fosse questo il trailer del 2023 avremmo molti motivi quantomeno per divertirci. La Juve è entrata con la giusta intensità. Ha cercato bene Kostic, che infatti ha creato i presupposti del gol del 2-0. Ha continuato a giocare fluida, riuscendo anche ad alzarsi bene, a palleggiare con qualità e appena ci sono stati Di Maria e Chiesa a dare con il 3-0 un saggio delle proprie potenzialità offensive. Adesso una vera identità Allegriana c’è, sempre più marcata, se intendiamo Allegri quel mister capace di proporre una squadra concentrata, difensivamente attenta, con capacità di esprimersi davanti con efficacia, che lascia il possesso all’avversario ma che riesce a tirare di più in porta: questa è la descrizione fedele di Juve-Lazio. Il 2-0 è la summa del gioco di Allegri: Milik che lotta per prendere palla, Locatelli che trova subito il cambio di gioco, Kostic che va al tiro e Kean che è pronto per la respinta. Purché non gli si chieda di farlo sempre. Non ne sarebbe proprio capace ed è capace che risponderebbe che le cose – quando sono troppo ripetute e schematiche – lo annoiano.

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