Soulé si racconta: «L'infanzia, la Juve e quella punizione col Venezia»
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Soulé si racconta: «L’infanzia, la chiamata della Juve e quella punizione col Venezia»

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Soulé si racconta in una lunga intervista al canale Youtube della Juventus. Le parole del talento dell’Under 23.

Matias Soulé si racconta in una video-intervista ai canali ufficiali della Juventus.

Le parole del talento dell’Under 23.

INFANZIA – «Quando avevo sei anni mi sono trasferito a Kimberley, che era una squadra di calcio in Argentina. Mi sono poi trasferito a Velez a 12 anni e sono rimasto in convitto con loro. Ero uno dei giocatori più giovani del club, ero molto eccitato perché il mio sogno è sempre stato quello di giocare per un club a Buenos Aires, ancora di più per un club come il Velez. Mio padre lavorava 14 ore al giorno e io giocavo il sabato mattina. Mi portava sempre e veniva a vedermi, appena tornati a casa si riposava e andava nuovamente a lavoro. Ricordo che non aveva abbastanza soldi per pagare l’hotel perché a volte soggiornava in un hotel quando poteva e a volte no. Anche mia madre lavorava e veniva a trovarmi quando poteva. È stata molto dura per loro quando dovevano venire a farmi visita».

LA JUVE – «Quando la Juve mi ha chiamato e c’è stata la possibilità per me di unirmi c’erano anche altri club. Ricordo che stavano negoziando con il mio agente. Ero a un barbecue e mi ha detto che c’erano tre club per me: “Questo, quello e la Juventus”. Conoscevo le ripercussioni e i benefici di entrare a far parte in ognuno di questi club. Mi ha detto di pensarci per qualche giorno, prendermi il mio tempo e fare quello che voglio. Ricordo che continuavamo a mangiare, ma avevo già pensato e deciso: Juventus. Sono arrivato nel 2020, ricordo di essermi fatto male al quadricipite. Sono tornato e il fine settimana in cui avrei dovuto giocare, la pandemia ha colpito e quando sono ritornato, mi sono anche infortunato. Sono stato sfortunato perché ero qui da sei mesi e non avevo ancora giocato. La prima volta è stata con l’allenatore Bonatti nella mia prima stagione qui. Abbiamo imparato con lui, ma abbiamo anche riso molto. Durante le vacanze di giugno mi è stato detto che sarei stato con gli U23. Questo mi ha reso felice perché è un passo avanti, è una fascia d’età diversa, un altro standard del calcio. Ricordo che la mia prima partita è stata contro il Pro Sesto in Coppa Italia. Il mio primo gol è arrivato anche in quella competizione perché ne ho segnati due contro il FeralpiSalò. La prima volta che mi sono allenato con la prima squadra è stato a giugno durante il pre-campionato. Ad essere onesti ne sono rimasto davvero soddisfatto; non ero spaventato o nervoso».

VENEZIA E LA PUNIZIONE «Volevo fare del mio meglio e mostrare quello che potevo fare come calciatore. Quando sono entrato contro il Venezia ricordo che non ero nervoso; ero così desideroso di giocare perché avevo già fatto il mio debutto contro la Salernitana. In realtà non ho toccato la palla, quindi ero desideroso di venire e ottenere un tocco. Ricordo la prima volta che ho ricevuto la palla che era dal passaggio di Alex, credo. Poi ho preso il calcio di punizione; avevo chiesto a Cuadrado se potevo. La palla è arrivata a me, ho superato un giocatore e ho visto che Morata era su per un passaggio. Ho continuato ed è stato commesso un fallo ai miei danni, mi sono diretto verso l’area perché non avevo intenzione di tirare il calcio di punizione. Li sentivo dire: “Soulè, calcia, lo prendi tu!”. Quindi ho pensato: “Cuadrado , lascialo a me” e abbiamo avuto un avanti e indietro. Alla fine ho preso il calcio di punizione e non l’ho colpita bene, ma è piaciuto molto perché in quella che è stata la mia prima partita sono stato io a prendere un calcio di punizione».

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