Gunnarsdottir: «Gravidanza non facile per le donne di sport»
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Gunnarsdottir: «Gravidanza non facile per le donne di sport. Vi racconto cos’è successo a Lione» – VIDEO

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Sara Bjork Gunnarsdottir, centrocampista della Juventus Women, ha raccontato la sua storia. Ecco le sue parole – VIDEO

Sara Bjork Gunnarsdottir si è raccontata a 360 gradi in un video su Youtube. Le parole della centrocampista della Juventus Women.

GRAVIDANZA Non è facile per le donne che fanno sport, per le atlete, avere un figlio durante la propria carriera. Quando mi è successo giocavo nel Lione, all’inizio erano molto felici per me. Avevano convocato una conferenza stampa per dire che mi avrebbero supportata e lo avevano detto anche a me personalmente. Purtroppo non ero esperta. Non mi hanno pagato durante la gravidanza. Ho smesso di ricevere lo stipendio e sono tornata in Islanda. La situazione si è protratta per mesi. Molte donne mi hanno contattata o ringraziata per aver condiviso la mia storia. Per cui sono molto felice di averlo fatto, non per me stessa ma per tutte le donne.

SONO INCINTAQuando ho scoperto di essere incinta, ricordo che ero un po’ in ritardo con il ciclo. Ho detto ad Arni che ero in ritardo di 4 giorni. Mi ha risposto: ‘È strano’. E io gli ho detto: ‘È normale per me’. Poi sono passati altri due giorni. Sono rientrata in casa dopo l’allenamento è lui aveva comprato il test. Mi ricordo la sua faccia perché ero appena uscita. Abbiamo iniziato a sorridere entrambi. È stato molto emozionante. Aveva le lacrime agli occhi. È stato molto emozionante ma al tempo stesso ci siamo chiesti: ‘Oddio, e ora cosa faremo? Come reagirà il club?’. Ho pensato a tutto: al club, alla Nazionale, alla carriera. Cosa sarebbe successo? Mi sono posta molte domande ovviamente.

PERIODO DIFFICILE MA FELICE ALLA JUVE – Quando sei una professionista e devi prenderti cura di un bambino è davvero una cosa per cui non puoi essere pronta. Mentalmente penso di essere stata abbastanza forte da rilassarmi e lasciarmi andare. Penso che Arni e io abbiamo deciso di farlo perché nessuno dei due era disposto a rinunciare. Ci piace giocare e non siamo pronti a smettere. Stiamo cercando di gestire tutto al meglio e credo che stiamo facendo un ottimo lavoro. Ma è difficile. È davvero difficile. Quando ci siamo trasferiti in Italia, lui ha risolto il suo contratto con il Rodez, in Ligue 2. Era molto determinato a trovare una squadra vicina a noi. È stato un periodo un po’ incerto per lui, ma allo stesso tempo bellissimo per la nostra famiglia, per cui non abbiamo rimpianti. So che la situazione è davvero complicata, anche perché non abbiamo qui i nostri familiari ad aiutarci a programmare e gestire tutto. Non dormiamo molto, lui si è ammalato, io mi sono ammalata perché il bambino ha preso un virus all’asilo. Stiamo cercando di adattarci a tutto, sapevamo che sarebbe stato un anno di alti e bassi. Ma nel complesso siamo davvero felici qui a Torino e alla Juventus. Il club è incredibile e le persone che lavorano qui sono probabilmente le persone più gentili con cui ho lavorato in questo ambiente, quello del calcio professionistico. So che mi trovo in un bel posto. Mi piace davvero e sono felice.

NUOVA SQUADRA PER IL COMPAGNO Finalmente Arni ha firmato per una nuova squadra, lo Zalgiris di Vilnius, in Lituania. È difficile, sono due ore e mezzo di volo da Torino. Per fortuna i voli ci sono, per cui quando potremo cercheremo di vederci. Devo organizzarmi con la baby sitter e con l’asilo. Penso che sto facendo un ottimo lavoro.

GESTIONE GRAVIDANZAGiocavo per Lione, ricordo quando ho deciso di dirlo alla squadra. Eravamo nello spogliatoio con tutto lo staff e le mie compagne. Ho detto loro il motivo per cui non mi ero allenata molto o per cui non ero stata benissimo. ‘Sì, sono incinta’. Le reazioni sono state di vario tipo. Ovviamente molte calciatrici erano felici, alte un po’ stupite, perché in un certo senso non è molto comune nel nostro lavoro rimanere incinta nel corso della carriera. Nel complesso erano tutti abbastanza contenti del fatto che potessi tornare dopo quattro mesi. Ne ero molto felice. Sono tornata in Islanda, il club mi ha permesso di farlo. Mi sono allenata intensamente fino all’ottavo mese di gravidanza. Mi allenavo con un gruppo di supporto per le madri in gravidanza e lavoravamo molto sul pavimento pelvico. C’erano molti esercizi a cui non ero abituata, ma sapevo che sarebbe stato importanti per me se davvero volevo tornare a giocare. Ho anche lavorato sulla forza con un tecnico, per mantenere la muscolatura. Volevo preparare il mio corpo nel modo migliore possibile.

IN TRIBUNALE A gennaio 2021 la FIFA e la FIFPro hanno stabilito delle norme che davano diritto al congedo di maternità per le calciatrici professioniste, in caso di gravidanza. Ma sono ancora poco conosciute. Molte calciatrici non sapevano quali fossero i propri diritti e le proprie garanzie. Ricordo di aver parlato con alcune giocatrici. Nelle squadre in cui ho giocato si parlava di bambini, si parlava del momento in cui si sarebbe potuto mettere su famiglia. Perché non si accettava il fatto che avremmo potuto avere dei figli nel corso della carriera. Quando mi è successo non pensavo che avrei avuto dei problemi. Non pensavo che per il mio club, il Lione all’epoca, sarebbe stato un problema. Perché inizialmente erano molto felici per me. Avevano convocato una conferenza stampa per dire che mi avrebbero supportata e lo avevano detto anche a me personalmente. Purtroppo non ero esperta. Non mi hanno pagato durante la gravidanza. Ho smesso di ricevere lo stipendio e sono tornata in Islanda. Per farla breve ho fatto causa al club. La FIFPro mi è sempre stata accanto. Mi ha aiutato in questo percorso e mi ha spiegato quali sono i miei diritti e le mie garanzie in base alla legge. È stato davvero importante vincere questa causa per me, ma anche per tutte le altre giocatrici. Ora è tutto più chiaro. Non ci sono più ambiguità. Non dobbiamo più essere titubanti o avere dubbi sui nostri diritti.

VITTORIA PER TUTTE È il successo più grande che ottenuto? Non penso fosse davvero un mio obiettivo. Non volevo soffrire così tanto. A livello personale è stata un’esperienza davvero complicata. Non è stato facile raccontare questa storia e riviverla. Ovviamente mi sono chiesta sé avrei dovuto raccontarla. Poi ho pensato all’affetto che ho avuto da molte donne – che mi hanno contattata o ringraziata per aver condiviso la mia storia – per cui sono molto felice di averlo fatto. Non per me stessa, ma per tutte le altre donne che valutano di avere un figlio durante la loro carriera.

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