Pogba (Pogmentary 3): «Sul PSG soltanto dei rumors»
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Pogba (Pogmentary 3): «Sul PSG soltanto dei rumors»

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Pogba (Pogmentary 3): «Ho grandi sfide davanti a me. Ho un obiettivo». Le parole nella terza puntata del documentario

Nella giornata di oggi è uscito “Pogmentary”, il documentario sulla vita di Paul Pogba.

Di seguito le parole del centrocampista di ritorno alla Juventus nella terza puntata della docu-serie.

PSG – «Quelli sul PSG erano soltanto dei rumors. Ero in contatto tutti i giorni con Mino Raiola e se qualcosa di concreto fosse accaduto mi avrebbe chiamato. La chiamata è arrivata. Questo è il mercato, non sai cosa può succedere il giorno dopo. Dovevamo pensare bene e parlare di persona. Poi la domanda: “Il Manchester ha fatto una nuova offerta?”».

EUROPEO E STAMPA – «La famiglia non dovrebbe leggere niente dopo questi momenti. Ma capisco che sia difficile, che si sentano toccati da questa negatività. Ho detto loro di non permettere a queste cose di influenzarli. Dopo il ko Europeo ai rigori con la Svizzera non ho dormito. Andavo a letto alle 7 del mattino e mi svegliavo alle 10. Ero così triste, nessuno poteva immaginarsi questo scenario. Volevo solo andare in vacanza e staccare da tutto. Non ne potevo più».

INFANZIA – «Dopo la scuola andavamo in un ristorante greco, che però era gestito da una ragazza cinese quindi non era proprio autentico (ride ndr.). Aveva un menù fisso da 5 euro e tutti lo prendevamo e poi lo condividevamo. È qualcosa che mi è rimasto perché condividevamo tutto. Questa è stata la mia infanzia. Vivevo con mio papà, i miei erano divorziati. Mi sono spostato da mia mamma più tardi. I miei genitori amavano entrambi il calcio, tutta la mia famiglia lo adora. La prima volta che mio papà mi regalò un completo da calcio arrivava da una negozio ed era palesemente fake. Mia mamma cucì a mano la scritta P-A-U- ma poi finì l’azzurro e usò il blu per la L».

CAMPO A ROISSY-EN-BRIE  «Tenevo davvero tanto all’evento dell’inaugurazione del campo a Roissy-En-Brie, il quartiere di Parigi dove sono cresciuto. Ce l’avevo nel cuore, è un onore averlo realizzato. È un messaggio per i giovani della città: “Paul ha giocato qui ed è arrivato a vincere la Coppa del Mondo”. Voglio essere un esempio e motivare le persone. Perché ognuno ha un sogno».

RELIGIONE – «La religione è importantissima per me e la mia famiglia. Nella mia religione c’è una preghiera che ti permette di consultare Allah e chiedergli di aiutarti nelle grosse decisioni. Io prego e mi affido a lui. Nessuno mi ha forzato, mia mamma è Musulmana, mio padre Cristiano. Ho letto la bibbia ho avuto molti amici musulmani e un giorno ho semplicemente scelto di pregare con loro e quando l’ho fatto ho provato qualcosa che non avevo mai provato prima. Da allora non ho mai smesso e mi sono convertito. La religione mi ha calmato e fatto aprire gli occhi. Il Ramadan è un mese importante per la mia famiglia».

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