Sampdoria Juve 0-0, nonostante "l'interventismo" di Allegri
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Sampdoria Juve 0-0, nonostante “l’interventismo” di Allegri

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Sampdoria Juve 0-0, nonostante “l’interventismo” di Allegri. L’editoriale dopo il pareggio dei bianconeri a Marassi

Sampdoria-Juve 0-0 è un risultato giusto con qualche rimpianto. Le due cose non sono in contraddizione. Il pareggio è ampiamente giustificato da una partita discretamente brutta, fortemente spezzettata, nella quale dopo il gol annullato a Rabiot si finisce per non giocare quasi più con continue interruzioni, come succedeva un tempo quando si spediva l’unico pallone che c’era il più lontano possibile per perdere tempo. Alla seconda giornata di Serie A sono usciti fuori ben quattro 0-0 e ci sono stati 13 gol. Se questo è il giochismo di cui ci si riempie le colonne dei giornali appena si trova una squadra minimamente coraggiosa, beh, c’è da fare qualche riflessione sulle possibilità di esportare il calcio italiano all’estero: c’è il rischio che ricordi un film sovietico con sottotitoli in cecoslovacco, a essere onesti e prima un poi si trovi uno spettatore che si alza in piedi a dire la verità.

Ma non fare gol non è un problema della Sampdoria (lo è, ma qui non conta). Lo è molto per la Juve, che arriva da una stagione gravissima come quella dell’anno passato, con numeri troppo bassi per pensare che una correzione di rotta arrivi in tempi più che rapidi. É persino troppo semplice vedere che c’è una Juve con Di Maria che segna 3 gol e mette Vlahovic in condizione di tirare 6 volte con il Sassuolo e un’altra a Genova che senza l’argentino fatica nel pungere e lascia il più delle volte isolato il suo centravanti. Cercando nel primo tempo impossibili lanci in profondità da una difesa che senza Bonucci non ha capacità di direzione (però c’è chi lo vorrebbe epurare in nome del nuovismo o delle sue distrazioni: mah…).

Il dubbio, al termine dei primi 45 minuti dove è Perin a compiere l’intervento decisivo con l’aiuto della traversa (annoveriamolo tra le positività del periodo il nostro vice-Szczesny), è che il 4-3-3 senza i titolarissimi sia una proiezione ideale di qualcosa che oggi la Juve non è in grado di sostenere. Un vestito troppo largo per un centrocampo senza centro e privo di motore, con Locatelli schermato e pigro, McKennie approssimativo e Rabiot a correre a vuoto. Aggressività quasi nulla, attendismo molto.

I confidenti in Allegri ricordano la migliore capacità delle sue Juventus vincenti: il governo del tempo. Traducendo, in modo un po’ superficiale: prima resistere, poi colpire (o se volete, prima pigri e poi cinici, ma con profonda sicurezza in entrambe le cose). Si potrebbe fare un elenco infinito di partite dove la Juve ha saputo interpretare questo copione, in gare molto più difficili di quella di Marassi e in altre pure più semplici.

Non di rado, questo cambio di prospettiva nasce(va) da un intervento del mister. Basta l’ingresso di De Sciglio dopo l’intervallo per vedere una Juve più verticale, più capace di trovare a sinistra uomini liberi onde supplire ai chiari limiti d’impostazione di Bremer e Rugani (aggiungo un Danilo scolastico). Anche se si fa fatica ad alimentare l’azione, ci sono troppi errori individuali, stop sbagliati, passaggi prevedibili e soprattutto lenti, anche da uomini che possono fare molto meglio (ma una riflessione sulla reale consistenza tecnica senza Bonucci, Pogba, Chiesa e Di Maria andrà fatta senza essere tacciati di collaborazionismo con l’allenatore). Allegri fa anche altro: mette dentro Miretti e Rovella che nella stanchezza di una Samp stremata danno qualità e dimostrano personalità. Infine, cambia fascia a Kean e Kostic, producendo così l’occasione più importante.

In caso di gol, Allegri avrebbe recuperato tutti i punti persi dall’abulia della condotta di gara di lunghi tratti (non presso i tifosi, ma certamente dai commentatori neutrali). Con lo 0-0, è normale che il suo interventismo appaia ritardatario, insufficiente o addirittura il minimo sindacale. Per il terzo anno consecutivo, la Juve non è a punteggio pieno dopo 2 giornate. Senza drammi, ma con senso della realtà, una riflessione va fatta, anche se mi sembra che oggettivamente si sia molto più avanti della partenza bloccata dell’ultima stagione.

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